Un numero record di migranti cubani sta arrivando negli Stati Uniti.
Si tratta del ritmo più alto da quando Fidel Castro è salito al potere nel 1959, con le persone che vogliono fuggire dalla repressione politica e dalla peggiore crisi economica dell'isola in più di tre decenni, come sottolinea il Wall Street Journal.
Secondo la US Customs and
Border Protection, più di 175.000 migranti cubani sono stati
arrestati negli Stati Uniti tra ottobre e luglio, sei volte di
più rispetto al precedente periodo di 12 mesi.
La maggior parte sono giovani adulti e single, secondo le
statistiche del governo, molti dei quali ben istruiti. L'esodo
"riflette la disperazione, la mancanza di speranza e di futuro
che sentono le persone sull'isola", ha affermato Jorge Duany,
capo del Cuban Research Institute presso la Florida
International University. Con le sanzioni inasprite
dall'amministrazione Trump, la cattiva gestione economica cubana
e l'impatto della pandemia, infatti, l'inflazione è aumentata
vertiginosamente, gli alimenti e le medicine di base sono
diventati scarsi, i trasferimenti di denaro dai cubani negli
Stati Uniti sono diminuiti, e anche il flusso di turisti
stranieri si è prosciugato. Duany ha ricordato che circa 250.000
cubani hanno lasciato l'isola negli anni successivi
all'acquisizione del potere da parte di Castro.
L'ondata attuale eclissa i circa 125.000 migranti che
raggiunsero gli Usa nel 1980 quando Fidel, di fronte a una crisi
politica, permise a centinaia di barche, per lo più con
equipaggio di cubani-americani, di prelevarli al porto di
Mariel. Altri 30.000 cubani partirono per la Florida su zattere
improvvisate nel 1994, quando Castro li lascio' migrare dopo che
migliaia di cubani si ribellarono nella capitale L'Avana per le
difficoltà economiche causate dalla fine dei sussidi sovietici
all'isola caraibica.
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