Necessità di coinvolgere il
territorio nella gestione dei pazienti che hanno avuto una sepsi
durante il loro ricovero in ospedale e possibilità di impiego
dell'intelligenza artificiale come strumento di supporto per il
personale sanitario. Anche su questo si è concentrato
l'attenzione nel dibattito nel corso dell'incontro sulla Sepsi,
rivolto al personale sanitario e svoltosi in occasione della
Giornata mondiale nel museo di Santa Maria della Scala a Siena.
L'evento è stato organizzato da Regione Toscana, Agenzia
regionale di sanità e Centro gestione rischio clinico.
Nell'iniziativa è stato coinvolto pure il comitato di
partecipazione dell'Azienda ospedaliero universitaria Senese,
per avere anche il punto di vista dei pazienti. I numeri in
Toscana, secondo stime dell'Agenzia regionale di sanità (Ars),
dicono che nel 2023 tra i ricoverati negli ospedali della
regione ci sono stati 18.003 casi (378,38 ogni 100.000
residenti), più numerosi come valori assoluti nell'Asl Toscana
Centro ma con una maggiore incidenza rispetto alla popolazione
nell'Asl Toscana Nord Ovest. Nel 2022 i casi erano stati 18.220,
16.978 nel 2021, 14.493 nel 2020 (anno della pandemia da Covid
19) e 165.168 nel 2019. Non esiste un singolo test che possa
diagnosticare con certezza la sepsi e lo shock settico. Lo scopo
del programma regionale contro la sepsi è individuare e
indirizzare le azioni necessarie a migliorare la prevenzione e
la pronta identificazione. I sintomi a cui fare attenzione sono
febbre alta, respiro accelerato, battito cardiaco irregolare,
confusione e forte debolezza. Riconoscere per tempo questa
particolare situazione è fondamentale perché agire rapidamente
può fare la differenza tra la vita e la morte. "L'applicazione
di modelli organizzativi efficaci sulla prevenzione può fare la
differenza ed essere un ottimo strumento di contrasto a tutela
della salute degli operatori e dei pazienti - commenta
l'assessore al Diritto alla salute, Simone Bezzini -. Una sfida
complessa che in Toscana affrontiamo con interventi organici per
garantire un livello di sicurezza omogeneo, a partire dalla
formazione del personale medico ed ospedaliero".
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