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In evidenza
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Gli studi sugli effetti nocivi
della microgravità e delle radiazioni ionizzanti sugli
astronauti, nell'ambito della cosiddetta 'medicina spaziale',
aprono la strada a nuove strategie contro invecchiamento,
malattie cardiovascolari e metaboliche, sia per i viaggiatori
dello spazio sia per chi rimane sulla Terra: se ne parlerà da
oggi al 15 settembre a Firenze, al convegno 'Costruire una
civiltà nello spazio' organizzato da Fondazione Internazionale
Menarini con Nasa, Sovaris Aerospace e The Foundation for
Gender-Specific Medicine.
Saranno centinaia o forse migliaia, affermano gli
organizzatori del convegno, i civili che nei prossimi decenni si
avventureranno fuori dal pianeta Terra come turisti per vivere e
lavorare nello spazio. Vivere qualche mese nello spazio, secondo
la Fondazione, accelera l'invecchiamento e determina cambiamenti
che di solito si verificano in 10-20 anni di vita sulla Terra,
con effetti deleteri su occhi, cuore, Dna e metabolismo. Ma dai
disturbi che colpiscono gli astronauti al ritorno dallo spazio
possono arrivare indicazioni utili per prevenire e curare
malattie dell'invecchiamento sulla Terra.
La medicina spaziale offre nuovi strumenti per contrastare
questo fenomeno attraverso la personalizzazione di farmaci,
attività fisica e dieta in base al profilo molecolare del
singolo individuo. Non solo: sono allo studio, spiega ancora la
Fondazione, anche programmi di intelligenza artificiale capaci
di diagnosticare malattie prima ancora della comparsa dei
sintomi, biopsie liquide che con un solo prelievo di sangue
riconoscono le 'spie' di diversi tipi di tumore, gemelli
digitali con cui prevedere l'evoluzione delle malattie e nuovi
sistemi di telemedicina per intervenire a distanza.
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