Un po' è stato fatto, molto resta
da fare sulla strada del welfare femminile, dall'armonizzazione
dei tempi vita-lavoro al benessere organizzativo, che
rappresenta una chiave di volta per lo sviluppo di aziende più
sane, più competitive, più produttive perché più giuste, più
resilienti, più capaci di crescere sul mercato. Perché nelle
aziende con dipendenti più sereni e curati, dove il clima
disteso produce maggiore capacità di confronto e dialogo, si
aumenta il tasso di identificazione con l'impresa, la
condivisione degli obiettivi, la produttività. Ma attenti: non è
tutto oro quello che luccica, perché bisogna capirsi su quali
siano le forme più vantaggiose di welfare (femminile e non) e su
cosa debba intendersi per welfare aziendale. E distinguere ciò
che è il welfare "buono" da quello che non lo è. E' quanto
emerso dall'evento che si è tenuto presso la Camera di commercio
dell'Umbria, coordinato dal segretario generale, Federico Sisti,
organizzato dalla consigliera di Parità della Regione Umbria,
Rosita Garzi, in collaborazione appunto con l'Ente camerale e
con la partecipazione dell'Associazione Sovrapensiero.
Al centro del confronto dei vari panel della Tavola rotonda
lo stato dell'arte sulla "armonizzazione dei tempi vita/lavoro e
benessere organizzativo a partire da casi concreti di buone
prassi di welfare aziendale".
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