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Vescovo di Perugia, il nostro è ancora un tempo di mercenari

Vescovo di Perugia, il nostro è ancora un tempo di mercenari

'Per essere pastori occorre essere persone di dialogo'

PERUGIA, 10 novembre 2024, 19:37

Redazione ANSA

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"Il 'pastore' è qualcosa di diverso del mercenario e, purtroppo, il nostro è ancora un tempo di mercenari. Il pastore è colui che si spende fino a dare la vita per il bene delle persone che la vita gli ha affidato. E l'immagine del pastore parla al cuore di tutti, perché tutti sentiamo il bisogno di riferimenti, guide autorevoli": lo ha detto l'arcivescovo Ivan Maffeis nell'omelia della festa di Sant'Ercolano, patrono di Perugia e della sua università, celebrata, nella chiesa intitolata al santo.
    Monsignor Maffeis, oltre a ricordare che "essere pastori vuol dire avere la forza di stare davanti al gregge, quindi di guidare", che "è quello che chiediamo al Signore per tutti coloro che hanno una responsabilità nella nostra Chiesa e nella nostra città", si è soffermato sulla figura del pastore che "sa stare anche dietro per incoraggiare, sostenere, per fare in modo che nessuno resti escluso dal cammino di una comunità".
    "Su questo sfondo Sant'Ercolano, con il suo essere defensor civitatis,. ha evidenziato l'arcivescovo, secondo quanto riferisce l'archidiocesi - oggi, forse, ci direbbe che per essere pastori occorre, innanzitutto, essere persone di dialogo.
    Occorre interpretare un dialogo che costruisca relazioni sincere e con tutti", perché "tante volte confondiamo il dialogo con i nostri monologhi, per cui procediamo su vie parallele. Andiamo a litigare, a squalificarci sui social aumentando quella aggressività e quella sfiducia che alla fine sfilaccia la rete delle relazioni, portandoci tutti a chiuderci nel nostro piccolo orto".
    Mentre, ha commentato Maffeis, "l'autentico dialogo vive di chiarezza, di quella chiarezza che è impegno anche ad una forma di linguaggio comprensibile a tutti. È un dialogo che vive di mitezza sapendo che la verità non s'impone, la verità attrae per il bene che diffonde. Un dialogo fatto anche di fiducia su quanto ciascuno, nelle diverse responsabilità, è chiamato a dire e a fare. Dialogo che costruisce reciprocità, amicizia sociale, pace e che fa crescere la città".
   

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