Sono stati i sette tecnici del
Soccorso alpino e speleologico dell'Umbria a liberare con
piccole cariche esplosive i punti più stretti della grotta nella
quale era rimasto bloccato sul monte Canin, in Friuli, lo
speleologo triestino Stefano Guarniero, tratto in salvo con una
complessa operazione che coinvolto un centinaio di soccorritori.
Un "lavoro determinante" per la riuscita dell'intervento ha
sottolineato l'assessore regionale alla Sanità Luca Barberini.
Barberini ha espresso "soddisfazione per l'importante
contributo" apportato dal Sasu "che fa parte della rete del
soccorso sanitario umbro ed è dedicato al soccorso, recupero e
trasporto sanitario e non sanitario di persone infortunate in
ambiente montano, ipogeo e impervio, attraverso l'impiego di
personale esperto e di mezzi specifici per tali scenari".
"I sette esperti umbri - ha spiegato l'assessore - hanno
operato per 36 ore consecutive, a 2.200 metri di altezza, in
condizioni critiche e temperature vicine a zero gradi,
collaborando con una squadra di circa cento persone. Sono
partiti sabato scorso dall'aeroporto di Perugia, con un volo
messo a disposizione della polizia di Stato. Atterrati a
Trieste, sono stati prelevati da un elicottero dell'aeronautica
militare che li ha condotti sul luogo dell'incidente. Qui hanno
fatto un lavoro determinante per la riuscita dell'operazione,
occupandosi della disostruzione, con piccole cariche esplosive,
dei punti più stretti della grotta per consentire il passaggio
della barella che ha trasportato lo speleologo ferito in
superficie, consentendone il salvataggio. Sul posto anche il
vice presidente del Sasu, Matteo Moriconi che ha coordinato la
squadra".
"Il lavoro svolto dal team del Soccorso alpino e speleologico
regionale - ha sottolineato ancora Barberini - è stato
straordinario e ha dato un contributo fondamentale. I nostri
tecnici speleologi sono stati chiamati a partecipare alla
delicata operazione perché considerati tra i migliori d'Italia.
Per l'Umbria è motivo di orgoglio e soddisfazione sapere di
poter contare su una realtà così importante e qualificata, che
ancora una volta certifica la qualità dei servizi regionali e la
competenza dei suoi operatori. In queste ore, sono stato
costantemente in contatto telefonico con loro, percependone il
sacrificio, l'impegno e la grande passione. Li ringrazio per il
brillante lavoro svolto e auguro una pronta guarigione allo
speleologo infortunato".
Il Soccorso alpino e speleologico dell'Umbria (Sasu) - è
detto in una nota della Regione - fa parte della rete del
soccorso sanitario umbro, grazie a un protocollo operativo
siglato con la Centrale operativa unica regionale del 118, in
attuazione della Convenzione tra Regione Umbria e Sasu, che è un
servizio regionale del Corpo nazionale soccorso alpino e
speleologico. Grazie a questo accordo - definito dopo una fase
di sperimentazione - il Sasu assicura interventi di soccorso,
recupero e trasporto sanitario e non sanitario di persone
infortunate in ambiente montano, ipogeo e in ogni luogo impervio
del territorio regionale, attraverso l'impiego di personale
esperto e mezzi specifici per tali scenari, a supporto degli
operatori del 118 e degli altri equipaggi di soccorso come
vigili del fuoco, protezione civile e forze dell'ordine.
Gli esperti del Soccorso alpino e speleologico Umbria sono
oltre 70, sono reperibili 24 ore su 24 e vengono attivati dalla
Centrale operativa del 118 ogni qual volta è necessario
intervenire in ambienti ostili come terreni montani o
impraticabili, cavità e scarpate, in situazioni climatiche
difficili, durante grandi emergenze come terremoti, alluvioni,
valanghe o quando il soggetto infortunato o in pericolo può
essere raggiunto tramite l'utilizzo di tecniche speleologiche o
alpinistiche.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA