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Il Papa, "cessi escalation guerre, ora dialogo e trattativa"

Il Papa, "cessi escalation guerre, ora dialogo e trattativa"

Ansia S.Sede su deflagrazione generale. Appello anche per Sudan

CITTÀ DEL VATICANO, 02 giugno 2024, 19:53

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Fausto Gasparroni) All'Angelus del Corpus Domini, il Papa ha rivolto un accorato richiamo ai governi delle nazioni affinché si fermi l'escalation dei conflitti in corso e si imbocchi decisamente la via dei negoziati. "Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar", ha elencato il Pontefice al momento della preghiera mariana domenicale in una Piazza San Pietro bagnata dalla pioggia.
    "Faccio appello alla saggezza dei governanti perché cessi l'escalation e si ponga ogni impegno nel dialogo e nella trattativa", ha affermato Francesco.
    Il Papa ha lanciato un appello anche per il Sudan, dove a causa della guerra civile è in corso una tra le più gravi emergenze umanitarie del pianeta. "Vi invito a pregare per il Sudan, dove la guerra che dura da oltre un anno non trova ancora una soluzione di pace", ha detto. "Tacciano le armi - ha aggiunto il Pontefice - e con l'impegno delle autorità locali e della comunità internazionale si porti aiuto alla popolazione, e i tanti sfollati e rifugiati sudanesi possano trovare accoglienza e protezione nei Paesi confinanti".
    La preoccupazione per l'escalation dei conflitti e per una possibile deflagrazione generale che segua l'entrata in campo diretta, in particolare in Ucraina, delle forze Nato è in questo momento il massimo timore della Santa Sede. Lo ha ben evidenziato in questi giorni il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. La possibilità di utilizzare armi fornite dalla Nato anche sul territorio russo "credo che debba preoccupare ogni persona che abbia a cuore le sorti del nostro mondo. Questo potrebbe comportare un'escalation che nessuno potrà più controllare: è una prospettiva davvero inquietante", ha detto giovedì scorso il collaboratore numero uno del Papa a margine di un evento a Milano.
    "Siamo impegnati sul piano umanitario, soprattutto sulla questione del ritorno dei bambini ucraini in patria, un meccanismo che è stato avviato con la visita del cardinal Zuppi a Kiev e a Mosca che sta portando dei frutti. Altri spazi non ci sono", ha osservato.
    Per quanto riguarda invece il conflitto tra Israele e Hamas e la crisi umanitaria a Gaza, "noi speriamo che questi negoziati, che tentano di procedere, possano trovare davvero qualche risultato", ha risposto Parolin ai giornalisti.
    "È una grandissima preoccupazione proprio perché, nonostante i tentativi che si stanno facendo, ormai da tempo, per arrivare ad una tregua, e quindi ad una composizione almeno temporaneamente pacifica non si riesce - ha aggiunto -. Il problema di fondo, quello che mi è stato detto, è che manca la fiducia tra le parti". "Le parti non si fidano l'una dell'altra, per cui non sono disposte a fare neppure un piccolo gesto nei confronti dell'altro - ha concluso -. E questa evidentemente poi diventa la tragedia della popolazione, che continua a subire gli effetti della guerra".
    Intanto oggi il Papa ha toccato il tema della guerra anche nella messa per il Corpus Domini che ha presieduto nel pomeriggio - rispristinando una tradizione consolidata - nella Basilica di San Giovanni in Laterano, prima della processione fino a Santa Maria Maggiore e della benedizione eucaristica.
    "Vediamo ogni giorno troppe strade, forse una volta odorose di pane sfornato, ridursi a cumuli di macerie a causa della guerra, dell'egoismo e dell'indifferenza! È urgente riportare nel mondo l'aroma buono e fresco del pane dell'amore, per continuare a sperare e ricostruire senza mai stancarsi quello che l'odio distrugge", ha detto nell'omelia.
   

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