(di Fausto Gasparroni)
"Maria, Mediatrice di
grazia, sempre vigile e premurosa verso tutti i suoi figli,
ottenga per l'umanità intera il dono della concordia e della
pace. Affido tutti gli abitanti di Roma, specialmente gli
anziani, i malati, le persone sole e in difficoltà, alla materna
intercessione di Maria 'Salus Populi Romani'. Lei, la Vergine
della tenerezza e della consolazione, rafforzi la fede, la
speranza e la carità per irradiare nel mondo l'amore e la
misericordia di Dio". E' quanto scrive papa Francesco nella
Lettera inviata al vicegerente per la Diocesi di Roma, mons.
Baldassarre Reina, in occasione dell'80/o anniversario del Voto
a Maria 'Salus Populi Romani', l'icona mariana considerata dai
romani protettrice della città.
"Sono spiritualmente unito all'intera Comunità diocesana, che
celebra per la prima volta la memoria liturgica di Santa Maria
Salus Populi Romani, ricordando altresì il Voto con cui il
popolo di Roma, insieme al suo Pastore, il Papa Pio XII, fece
alla Madonna il 4 giugno 1944 per implorare la salvezza della
città, quando in essa stava per consumarsi lo scontro frontale
tra l'esercito tedesco e quello degli alleati anglo-americani",
dice il Papa. La devozione all'antica icona custodita nella
Basilica di Santa Maria Maggiore "è da secoli viva nel cuore dei
romani, che ad essa si rivolsero per presentare suppliche e
invocazioni, specialmente durante le pestilenze, le calamità
naturali, le guerre".
"Davanti a questa immagine hanno trovato eco le vicende
salienti della vita religiosa e civile di Roma - ricorda il
Pontefice -. Non sorprende quindi che il popolo romano volle
affidarsi ancora una volta a Maria 'Salus Populi Romani' mentre
l'Urbe viveva l'incubo della devastazione nazista". A
ottant'anni di distanza, "il ricordo di quell'evento così carico
di significato vuole essere occasione di preghiera per quanti
hanno perso la vita nel secondo conflitto mondiale e di
rinnovata meditazione intorno al tremendo flagello della
guerra".
"Troppi conflitti in diverse parti del mondo sono ancora oggi
aperti - sottolinea Francesco nella lettera a mons. Reina -.
Penso in particolare, alla martoriata Ucraina, alla Palestina e
Israele, al Sudan, al Myanmar, dove ancora rumoreggiano le armi
e altro sangue umano continua ad essere versato".
"Sono drammi che toccano innumerevoli vittime innocenti, le
cui grida di terrore e di sofferenza chiamano in causa le
coscienze di tutti: non si può e non si deve cedere alla logica
delle armi!", prosegue. A vent'anni dalla fine della seconda
guerra mondiale, nel 1965," il papa San Paolo VI, parlando
all'Onu, si chiedeva: 'Arriverà mai il mondo a cambiare la
mentalità particolaristica e bellicosa che finora ha intessuto
tanta parte della sua storia?' (4 ottobre 1965)".
Secondo papa Francesco, "questa domanda, che attende ancora
una risposta, stimola tutti a operare concretamente in favore
della pace in Europa e nel mondo intero. La pace è un dono di
Dio, che deve trovare anche oggi cuori disponibili ad
accoglierlo e ad operare per essere artefici di riconciliazione
e testimoni di speranza". Il Pontefice auspica "che le
iniziative promosse per commemorare il Voto popolare alla Madre
di Dio, nei quattro luoghi che furono protagonisti di
quell'avvenimento, possano ravvivare nei romani il proposito di
essere dappertutto costruttori della pace vera, rilanciando la
fraternità come condizione essenziale per ricomporre conflitti e
ostilità".
"Può essere costruttore di pace chi la possiede in se stesso
e, con coraggio e mitezza, si impegna a creare legami, a
stabilire rapporti fra le persone, ad appianare le tensioni in
famiglia, al lavoro, a scuola, tra gli amici. Realizza così la
beatitudine evangelica: 'Beati gli operatori di pace, perché
saranno chiamati figli di Dio' (Mt 5,9)", conclude.
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