"La speranza, proprio
in questi tempi, è particolarmente necessaria". Comincia così il
messaggio "ai fedeli di Terra Santa" per il Giubileo
dell'Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts),
presieduta dal patriarca latino di Gerusalemme, card.
Pierbattista Pizzaballa, e diffuso stamane nella città santa.
Nel testo - riportato dal Sir - gli ordinari cattolici
invitano i fedeli a "ritrovare la speranza" nonostante "il tempo
prolungato di prova e di tribolazione" determinato dalle
difficoltà dovute "all'incapacità di dare una soluzione politica
alla questione palestinese e all'instabilità della regione; alla
pandemia e alla guerra che hanno sommato alle difficoltà
economiche quelle della convivenza; alla violenza endemica e
crescente nella società araba israeliana ma anche palestinese,
che produce scoraggiamento in tanti nostri fedeli e la
tentazione di lasciare la terra dei loro padri; alle difficoltà
dei tanti migranti, sfollati e rifugiati, prigionieri politici e
ostaggi di guerra". Tutte prove che, se viste "da un punto di
vista puramente umano" conducono "allo sconforto, a una visione
cinica del presente e del futuro, alla perdita stessa della fede
e al conseguente abbandono della Chiesa". Ma è proprio in questo
contesto, si legge nel messaggio, che "la parola di Dio e lo
stesso anno giubilare ci invitano a ritrovare la speranza".
E "segni di speranza" sono comunque presenti in Terra Santa
anche in un periodo storico e in un contesto di vita così
difficili. "Il primo e il più importante - ricordano gli
ordinari cattolici - è l'anelito alla pace. Nelle nostre
comunità provate da endemici conflitti e dalla piaga della
guerra tale anelito è profondo".
"Ed è un segno di speranza il fatto che i fedeli della
piccola comunità cristiana di Gaza non si siano fatti contagiare
da logiche di odio e di inimicizia ma abbiano coltivato in modo
attivo, soprattutto attraverso la preghiera, un cuore
misericordioso e aperto alla riconciliazione, sostenuti da una
fede che hanno testimoniato al mondo intero".
E ancora: "È un segno di speranza che, anche in tempi così
difficili a livello economico e sociale, tante giovani coppie
delle nostre comunità abbiano scelto di formare una famiglia,
sposandosi e rimanendo in questa nostra terra". È un segno di
speranza "l'essere riusciti a vivere l'accoglienza verso i
migranti, gli sfollati e i rifugiati, in modo tale da mostrare
il volto accogliente e premuroso della comunità cristiana che sa
superare gli orizzonti del nazionalismo religioso per vivere
l'apertura alla cattolicità, cioè all'universalità". È un segno
di speranza anche "la testimonianza di sacerdoti e religiosi che
hanno condiviso le sofferenze della gente, rimanendo accanto al
proprio popolo".
Nel messaggio si segnala anche la solidarietà spirituale e
materiale della Chiesa universale verso quella della Terra
Santa, la vicinanza di papa Francesco verso tutti i popoli
coinvolti nel conflitto e particolarmente verso i cristiani di
Terra Santa, il sostegno ricevuto dai "tanti appelli che sia la
Santa Sede sia conferenze episcopali e chiese sorelle hanno
costantemente elevato per chiedere la cessazione delle guerre e
la soluzione pacifica dei conflitti attraverso la negoziazione e
gli strumenti della diplomazia".
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