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Vescovi Terra Santa, fra prove e tribolazioni ritrovare speranza

Vescovi Terra Santa, fra prove e tribolazioni ritrovare speranza

Messaggio per il Giubileo da Assemblea degli ordinari cattolici

CITTÀ DEL VATICANO, 27 dicembre 2024, 11:14

Redazione ANSA

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"La speranza, proprio in questi tempi, è particolarmente necessaria". Comincia così il messaggio "ai fedeli di Terra Santa" per il Giubileo dell'Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts), presieduta dal patriarca latino di Gerusalemme, card.
    Pierbattista Pizzaballa, e diffuso stamane nella città santa.
    Nel testo - riportato dal Sir - gli ordinari cattolici invitano i fedeli a "ritrovare la speranza" nonostante "il tempo prolungato di prova e di tribolazione" determinato dalle difficoltà dovute "all'incapacità di dare una soluzione politica alla questione palestinese e all'instabilità della regione; alla pandemia e alla guerra che hanno sommato alle difficoltà economiche quelle della convivenza; alla violenza endemica e crescente nella società araba israeliana ma anche palestinese, che produce scoraggiamento in tanti nostri fedeli e la tentazione di lasciare la terra dei loro padri; alle difficoltà dei tanti migranti, sfollati e rifugiati, prigionieri politici e ostaggi di guerra". Tutte prove che, se viste "da un punto di vista puramente umano" conducono "allo sconforto, a una visione cinica del presente e del futuro, alla perdita stessa della fede e al conseguente abbandono della Chiesa". Ma è proprio in questo contesto, si legge nel messaggio, che "la parola di Dio e lo stesso anno giubilare ci invitano a ritrovare la speranza".
    E "segni di speranza" sono comunque presenti in Terra Santa anche in un periodo storico e in un contesto di vita così difficili. "Il primo e il più importante - ricordano gli ordinari cattolici - è l'anelito alla pace. Nelle nostre comunità provate da endemici conflitti e dalla piaga della guerra tale anelito è profondo".
    "Ed è un segno di speranza il fatto che i fedeli della piccola comunità cristiana di Gaza non si siano fatti contagiare da logiche di odio e di inimicizia ma abbiano coltivato in modo attivo, soprattutto attraverso la preghiera, un cuore misericordioso e aperto alla riconciliazione, sostenuti da una fede che hanno testimoniato al mondo intero".
    E ancora: "È un segno di speranza che, anche in tempi così difficili a livello economico e sociale, tante giovani coppie delle nostre comunità abbiano scelto di formare una famiglia, sposandosi e rimanendo in questa nostra terra". È un segno di speranza "l'essere riusciti a vivere l'accoglienza verso i migranti, gli sfollati e i rifugiati, in modo tale da mostrare il volto accogliente e premuroso della comunità cristiana che sa superare gli orizzonti del nazionalismo religioso per vivere l'apertura alla cattolicità, cioè all'universalità". È un segno di speranza anche "la testimonianza di sacerdoti e religiosi che hanno condiviso le sofferenze della gente, rimanendo accanto al proprio popolo".
    Nel messaggio si segnala anche la solidarietà spirituale e materiale della Chiesa universale verso quella della Terra Santa, la vicinanza di papa Francesco verso tutti i popoli coinvolti nel conflitto e particolarmente verso i cristiani di Terra Santa, il sostegno ricevuto dai "tanti appelli che sia la Santa Sede sia conferenze episcopali e chiese sorelle hanno costantemente elevato per chiedere la cessazione delle guerre e la soluzione pacifica dei conflitti attraverso la negoziazione e gli strumenti della diplomazia".
   

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