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P. Faltas, dolore a Gaza, serve soluzione ora

P. Faltas, dolore a Gaza, serve soluzione ora

Domani in arrivo in Italia altri bimbi dalla Striscia

CITTÀ DEL VATICANO, 14 febbraio 2024, 19:50

Redazione ANSA

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(di Manuela Tulli) "La situazione è anche difficile da immaginare: da mesi vivono senza acqua, senza cibo, senza luce, senza niente. Tra morti e feriti siamo arrivati a oltre centomila persone". È questa la situazione di Gaza: lo racconta all'ANSA padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa e coordinatore della più grande operazione umanitaria in corso, con l'arrivo in Italia di decine di bambini feriti e malati dalla Striscia. "Anche domani è in arrivo in Italia un aereo con i bambini", riferisce il francescano. Ad oggi sono arrivati in Italia 111 persone tra bambini e familiari.
    Agli israeliani che oggi, attraverso l'ambasciata presso la Santa Sede, hanno detto che "gran parte del 'progetto' di Hamas, vale a dire la costruzione di questa infrastruttura terroristica senza precedenti, è stato attivamente sostenuto dalla popolazione civile locale", padre Faltas replica: "Ci sono 2 milioni e 400mila persone. Tutta Gaza è Hamas? Come si fa a dirlo? C'è gente che sta male e che non c'entra niente. La maggior parte dei civili di Gaza - ricorda il frate francescano - sono bambini: molti di loro sono rimasti orfani o sono stati uccisi".
    Quei bambini, anche se hanno avuto la fortuna di lasciare la Striscia per curarsi, come quelli arrivati negli ospedali pediatrici italiani, si portano dietro tutto il loro carico di sofferenza e dolore. "Ognuno ha una storia. Samira - racconta - è in Italia con la mamma e il fratello; le manca il babbo e le sorelle che sono rimasti a Gaza e per questo non riesce neanche a mangiare. C'è un'altra famiglia: padre e figlio a Gaza, la mamma fuori con tre figli. Tutti così… quanto dolore, è tutto molto grave".
    Padre Faltas, alla domanda se vede una via d'uscita, si dice "ottimista. Dopo tutte queste vittime devono trovare una via d'uscita, una soluzione. Devono fare il più presto possibile. Se non ora quando?", chiede auspicando che si metta subito in atto "la soluzione dei due Stati".
    "Tutti hanno pagato, tutti hanno sofferto, dall'una e l'altra parte, deve esserci una via d'uscita". Quanto alla situazione della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, dice: "Sono due-tre giorni che non riesco a sentirli, le comunicazioni non sono facili. Lì dentro ci sono persone che non riescono a curarsi e rischiano di morire". Difficile un loro coinvolgimento nelle operazioni umanitarie perché "purtroppo per loro il valico di Rafah è lontano ed è molto pericoloso muoversi per raggiungerlo".
   

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