(di Luciano Fioramonti) Le tematiche messe in luce dal movimento Me Too hanno provocato un atteggiamento nuovo verso le donne che lavorano ma quanto alle opportunità professionali in ambito musicale, come in molti altri settori, non è cambiato nulla.
''Le compositrici italiane devono andare all' estero per completare la loro formazione.
In Francia e in Germania, ad
esempio, vengono accolte con sensibilità e attenzione maggiori
in residenze artistiche e in programmi dedicati agli artisti
emergenti. Nel nostro paese non ci sono residenze artistiche
come l' Accademia Tedesca di Villa Massimo o francese di Villa
Medici che assicurino a una musicista uno stipendio per un anno
per poter comporre e fare ricerca''. Lucia Ronchetti, direttrice
della Biennale Musica, traccia un quadro a tinte fosche del
panorama per le giovani che escono dal conservatorio per
dedicarsi alla scrittura sinfonica e operistica. L'occasione per
parlarne è la conferenza che Palazzetto Bru Zane, che a Venezia
lavora alla riscoperta del repertorio romantico francese, dedica
l' 8 marzo a quattro compositrici. Ronchetti, anche lei
compositrice, e Vincenzina C. Ottomano, storica della musica e
docente dell'Università Ca' Foscari, affronteranno ''la long
durée della ricerca compositiva femminile nella Francia
dell'Ottocento'' per mostrare come l' esperienza di quelle
autrici abbia plasmato profondamente la sfera musicale femminile
delle generazioni successive ''creando le premesse essenziali
per il riconoscimento attuale del ruolo e dell'importanza di
molte protagoniste della scena europea''.
''La storia della musica valutata in tempi molto più lunghi e
dovrebbe essere una scienza molto più fluida - dice Ronchetti
all' ANSA - . ''Queste musiciste sono importanti perchè è
grazie a loro se nella Francia del '900 si è dato spazio alle
artiste. Oggi ci sono varie compositrici riconosciute a livello
internazionale che hanno avuto accesso a una formazione di alto
livello''. E' stato proprio questo il problema del secolo
scorso: se un compositore non venne ammesso alle istituzioni più
importanti è difficile che il suo lavoro abbia un valore
aggiunto. ''La musica - osserva Ronchetti - non è mai di un
compositore isolato ma è il risultato delle relazioni con altri
colleghi, in una catena che lo lega a quanto è successo prima di
lui. I centri didattici prestigiosi sono grandi punti di
riferimento per i talenti che arrivano da tutto il mondo. La
tecnica si trasferisce di generazione in generazione''. E
invece? Fino alla metà del secolo scorso le donne hanno potuto
fare riferimento a una classe di insegnanti totalmente formata
da uomini. Solo dal secondo dopo guerra si è creato spazio per
le docenti. E' il caso della finlandese Kaija Sahariaho
(1952-2023), Leone d' Oro alla carriera alla Biennale Musica nel
2021, che negli anni Settanta fu ammessa al più importante
istituto di composizione nonostante il professore fosse stato
chiaro: ''Devi stare su una sedia ad ascoltare e fare finta che
non esisti''. Da poco tempo compositrici occupano posti chiave
nell' insegnamento, come Isabel Mundry (1963), titolare di
cattedra per composizione di due importanti istituzioni a Monaco
e Zurigo, e l' israeliana Chaya Czernowin (1957), che insegna
composizione ad Harvard. Per l' Italia valgono i casi Clara
Iannotta e Francesca Venturelli, autrici della nuova generazione
riconosciute a livello internazionale che hanno studiato e
vissuto in Francia e hanno vinto in anni diversi il Prix de Rome
per la qualità del loro lavoro. ''All' estero - osserva
Ronchetti - possiamo studiare ovunque perchè essere nati in
Italia è importante, la nostra tradizione musicale è una
garanzia ed è più facile trovare le porte aperte''.
L' Italia invece, sottolinea la musicista, non investe in
questo campo e manca di progettualità. ''E' un grande errore e
un peccato. I grandi compositori emergono con le buone
condizioni di lavoro, se possono sperimentare progetti che
possono anche essere insuccessi. E' un lavoro che si impara
facendolo. Per questo è importante avere finaziamenti e
strutture di residenza. Noi compositori italiani siamo quasi
sempre docenti di conservatorio che quando possono lavorano di
solito gratis alle loro composizioni''. E' importante inoltre
fare ricerche nelle biblioteche per capire meglio il passato
musicale e progettare il futuro. Come fa, appunto, Palazzetto
Bru Zane che analizza e riporta alla luce i capolavori musicali
dell' '800 francese. ''E' un faro nella nebbia - conclude - un
gioiello e un monito. Anche in Italia dovrebbero nascere
iniziative come queste perchè tendiamo a dimenticare il passato
e selezioniamo dalla tradizione solo quello che interessante per
l' immediato presente''.
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