I benefici economici del sistema
Mose di Venezia superano significativamente i costi di
investimento e delle conseguenze sulle attività portuali, ma le
dighe mobili rischiano di essere "stressate" molto prima di
quanto pianificato dai progettisti, ormai quasi 50 anni fa,
senza tener conto del cambiamento climatico.
E' la conclusione a cui giunge uno studio coordinato
dall'Università Ca' Foscari Venezia, pubblicato sulla rivista
Regional Environmental Change, relativo alla sostenibilità
economica del sistema che dal 2020 protegge Venezia dall'acqua
alta. L'analisi valuta l'impatto economico e le prospettive
future del MoSE considerando diversi scenari di cambiamento
climatico e conseguente innalzamento del livello del mare.
Secondo la ricerca, se il MoSE venisse attivato con
previsioni di marea a partire da 110 centimetri sul medio mare,
potrebbero essere superati i 50 giorni consecutivi di chiusura
della Laguna nell'ultimo quarto di secolo. L'infrastruttura
potrebbe reggere un'attività così intensa? Difficile stimarlo
con le informazioni oggi disponibili, ma gli autori evidenziano
che, anche con il "tetto" di 50 chiusure l'anno (oltre 10 volte
il limite pianificato), il MoSE potrebbe risultare
eccessivamente "stressato" già attorno al 2060 nello scenario
climatico peggiore, e un decennio dopo nell'ipotesi di efficace
contenimento del cambiamento climatico.
Le strategie dovrebbero seguire due strade. Da una parte, nel
breve-medio periodo, ridurre le chiusure per mantenere
l'infrastruttura, ad esempio alzando la soglia oltre gli attuali
110 centimetri di marea. Questo implica proteggere i punti della
città che verrebbero sommersi. Per il lungo periodo, serve
definire e sperimentare fin d'ora nuove strategie per affrontare
la crescita del livello del mare quando il MoSE non sarà più
sufficiente.
Tra le strategie figurano il pompaggio di acqua marina nelle
falde, per contrastare la subsidenza e alzare la città, oppure
la netta separazione tra laguna e mare similmente a quanto
accaduto in Olanda, con dighe di protezione. Questi scenari
richiedono anche forti investimenti sul sistema fognario,
inadeguato nella maggior parte della città, l'eventuale
deviazione di oltre 25 piccoli fiumi e canali che continuano a
sfociare in Laguna, e lo spostamento del porto in mare aperto.
Gli autori riconoscono che un limite dello studio è non avere
a disposizione stime precise riguardo i costi di manutenzione
dell'infrastruttura e i suoi limiti operativi in termini di
massimo di chiusure sopportabili. Pertanto, i calcoli sono stati
ripetuti, utilizzando diversi ipotetici valori per analizzarne
gli effetti sui risultati finali.
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