ROMA - Dalla Polonia all'Italia con sciarpe gialle al collo, sembrano tifosi in trasferta al seguito della squadra del cuore: sono, invece, gli ultrà di papa Wojtyla, i suoi compaesani partiti in autobus da Wadowice per affrontare i 1.500 chilometri che li dividono dalla cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II in programma domenica primo maggio in piazza San Pietro. C'é un po' di tutto tra questi cinquanta irriducibili del bus numero 32, preti e suore ma anche famiglie con bambini che come altre migliaia di persone sta raggiungendo in queste ore Roma.
In prima fila don Jakub Gil, parroco della chiesa del Sacrificio della Santissima Maria Vergine, la chiesa di Wadowice dove fu battezzato il piccolo Karol Jozef Wojtyla. E' lui che, come una guida turistica, si aiuta con il microfono dell'impianto dell'autobus per invitare tutti alla preghiera. Dietro, nella ultime file dopo le famiglie, quattro seminaristi, tutti ragazzi di Wadowice che, come divisa, indossano una t-shirt nera con l'immagine di Wojtyla e l'acronimo JP2 utilizzato dai Papa boys durante le giornate mondiali della gioventù. Uno di loro, Sebastian, guardando la macchina fotografica mi dice che ha frequentato una scuola di giornalismo. " Mi sarebbe piaciuto fare il reporter - dice senza mostrare rammarico - ma quando il Signore chiama..." e si rimette a leggere la Bibbia. Panini, a decine, avvolti in carta argentata, continuano ad essere scambiati tra i passeggeri. Oltre a pregare si mangia. A bordo c'é anche Zdzislaw Szczur, un dirigente regionale di Solidarnosc che racconta dei suoi passati viaggi a Roma e dei sui incontri con Wojtyla.
"Mi chiedeva sempre notizie di Wadowice e del sindacato. Era un grande uomo che, dopo anni di occupazione russa, ci ha aiutati a riconquistare l'indipendenza e la libertà, regalando anche alla nostra città una tale notorietà da far giungere visitatori da tutto il mondo". Lungo la strada, per raggiungere l'Italia, attraversiamo la Repubblica Ceca e poi l'Austria, e ci affiancano altri autobus diretti a Roma; un convoglio che nelle soste alle stazioni di servizio mette in crisi i baristi e gli addetti ai bagni. "Solo la mia società - spiega Aneta, la giovane guida della Orlando, tra le maggiori agenzie polacche - ha organizzato più di 50 autobus, richiesti, come soluzione più economica , da parrocchie ed associazioni cattoliche di tutto il paese". Il costo della trasferta, di oltre mille zloty (250 euro) ha comunque trattenuto a casa molti polacchi che, così come accadde nell'aprile del 2005 quando Wojtyla morì, avrebbero voluto in tanti, anche stavolta, dimostrargli il loro affetto.
Nella notte, in Austria, l'autista polacco ha ceduto il posto ad un suo collega poco prima che la polizia ci fermasse per un controllo. Pochi secondi, giusto il tempo per l'agente austriaco di salire sull'autobus e vedere in prima fila dormire beatamente, è proprio il caso di dirlo, tre preti ed una suora. Non parla neanche per non svegliarli e con il pollice alzato fa segno all'autista che può andare. Si procede, e dai monitor dell'autobus, per rimanere in tema, si proietta un film su San Massimiliano Maria Kolbe, il prete polacco eroe vittima della furia nazista nel campo di concentramento di Auschwitz. Quasi tutti gli 'ultra'' di Wojtyla ora dormono; ci penserà don Jakub ed il suo microfono a svegliarli domani in Italia dove a Padova, nella cattedrale dedicata a Sant' Antonio, si celebreranno messe per i gruppi provenienti dalla Polonia. Succede alle sei, per molti sacerdoti orario da prima messa. "Siamo in Italia. Alleluja. Alleluja".