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'Thanks, gracias, danke', da naufraghi grazie a Giglio

dell'inviato Matteo Guidelli

ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO) - C'é un gabbiano che vola con le ali distese attraversando la scritta "Danke, danke danke!!!" e l'isola del Giglio disegnata accanto ad un pensiero gentile: "Mille mercies pour la votre solidarieté". Ci sono tanti modi per dire grazie a chi la notte più brutta della tua vita non ha esitato a offrirti quello che aveva, per cercare di portarti via gli incubi; ma ce n'é uno solo che rimane davvero: quello spontaneo, vero, che non ha bisogno di troppe parole. Laurance e Andrea, Armando e Federico, Birgit ed Helga lo hanno lasciato scritto su un cartellone che ora bidelli e insegnanti della scuola elementare Pisacane a Giglio Castello custodiscono come la reliquia di un santo. Ed hanno ragione: perché su quel cartoncino 50 per 70 c'é un pezzo di vita di decine di persone. E il ricordo di una notte di solidarietà e amicizia, di abbracci dati e ricevuti, di lacrime versate sulle spalle di sconosciuti.

"Quando mi ha chiamato il mio compagno assessore dal porto, dicendomi che la Concordia era andata a sbattere sugli scogli, ho pensato che mi stesse facendo uno scherzo" racconta la bidella Valeria Bellau, un figlio di 17 anni e un ex marito lasciati a Orbetello. "Perché io amo quest'isola, la amo troppo". Invece era vero. E Valeria è dovuta correre ad aprire la scuola per accogliere i naufraghi. "Le famiglie con i bambini qui non sono venute, le abbiamo mandate all'asilo perché li ci sono i letti". Ma alla Pisacane sono arrivate almeno un centinaio di persone, passeggeri e membri dell'equipaggio, impauriti, infreddoliti, bagnati, scalzi. Negli occhi il gigante che si piega lentamente su un fianco, nelle orecchie le urla di migliaia di persone terrorizzate. "Abbiamo preso tutto quello che avevamo - racconta ancora Valeria - coperte, asciugamani, qualcosa da mangiare. Il thé per riscaldarli". Nulla di straordinario né speciale, gesti semplici tra donne e uomini che non si conoscono ma si riconoscono nel momento del bisogno. Una notte può essere molto lunga, soprattutto se hai rischiato di morire. Così cerchi di esorcizzarla, parlando con il tuo vicino improvvisato, cercando conforto in chi ti vuole bene. Scrivendo, anche. Affinché le parole rimangano per qualcun altro.

Come quel "my worst experience", la mia peggior esperienza, senza firma: quasi fosse un messaggio collettivo degli oltre 4.200 che erano a bordo del Concordia. E come quel "gracias a ustedes e a Dios que tuvimos la atencion adecuada en el momento oportuno": grazie per aver fatto la cosa giusta al momento giusto. Sul manifesto del grazie - che manco a farlo apposta è il poster delle isole dell'arcipelago toscano su cui campeggia lo slogan "Isole di Toscana, naturalmente tutta la vita che c'é" - c'é posto per tutti, ospiti e membri dell'equipaggio. Così l'assistente cameriere Armando Vera dal Perù e il cameriere Federico Villanueva dall'Honduras lasciano direttamente il loro cartellino di riconoscimento: il pezzo di plastica giallo Costa è attaccato in mezzo al mare, tra i pesci che nuotano. 'Noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo, ma non e' stato un nostro dare - dice commuovendosi ancora Valeria - sono stati loro che hanno dato a noi".

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