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FOTO L'ultima messa di Papa Benedetto XVI

di Nina Fabrizio - foto di Claudio Peri

Dopo l'annuncio-shock con cui il Papa ha reso note due giorni fa in latino le sue dimissioni al collegio dei cardinali, oggi è stata la giornata dell'incontro tra il Pontefice dimissionario e i suoi fedeli. I tradizionali appuntamenti dell'udienza generale del mercoledì mattina e la celebrazione del rito delle Ceneri nel pomeriggio si sono immediatamente trasformati in eventi unici, carichi di tensione e drammaticità. Piazza San Pietro è stata per tutto il giorno teatro di un gran via vai di fedeli venuti per un saluto a Benedetto XVI. Un congedo che ha preso le forme di un'ovazione a papa Ratzinger nel corso dell'udienza in Sala Nervi dove il Pontefice è entrato senza usare il bastone, per poi sciogliersi in una commozione generale nella solennità della messa delle Ceneri nella basilica di San Pietro. E forse non è un caso che l'ultima celebrazione liturgica presieduta da Benedetto XVI come Papa 'in carica' sia proprio quel rito dell'imposizione delle Ceneri che apre alla Quaresima, tempo di penitenza e meditazione, in cui si ricordano all'uomo la sua finitezza e caducità. "Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai".

Dando l'avvio all'udienza generale, Benedetto XVI sa che il popolo dei fedeli è smarrito dopo il suo annuncio e attende da lui una parola di rassicurazione. Non appena Ratzinger comincia a parlare però per spiegare che la sua è stata una scelta compiuta in piena libertà per il bene della Chiesa, viene interrotto da uno scrosciante applauso. Un'ovazione si leva dal pubblico dell'aula Nervi. Benedetto XVI si interrompe, ringrazia, e chiede di pregare per lui. "Sono giorni difficili", chiosa l'anziano Pontefice. Ma che la giornata sia tra le più drammatiche di questa repentina fine di pontificato diviene evidente poco più tardi, quando alle 17, in piedi sulla pedana mobile, Ratzinger fa il suo ingresso in basilica. Le luci sono basse, risuona grave l'ora pro nobis, le navate sono gremite di fedeli, preti, seminaristi, suore. Alle porte della basilica c'é ancora una lunga fila che non riesce a entrare. Su un'arcata di lato telecamere e fotografi assiepati per gli ultimi scatti al 264/mo Pontefice regnante.

Nelle prime file, velati da uno sguardo di commozione, cardinali e vescovi. Entrano i sediari con la cattedra papale. Il momento è solenne. Il silenzio della basilica carico di tensione. Ratzinger sta per pronunciare alcune tra le sue ultime parole da Papa. "Le circostanze hanno suggerito di radunarsi nella Basilica vaticana", esordisce alludendo allo spostamento della celebrazione che in genere si tiene nella basilica di Santa Sabina per poter contenere un maggior numero di fedeli (ma forse per potergli risparmiare anche il lungo tragitto della processione sull'Aventino). "Per me è un'occasione propizia per ringraziare tutti - continua -, specialmente i fedeli della diocesi di Roma mentre mi accingo a concludere il ministero petrino". Poi leva una forte denuncia che sembra svelare quasi del tutto le ragioni profonde del suo gesto storico. "Il volto della Chiesa - scandisce - a volte viene deturpato. Penso in particolare alle colpe contro l'unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale". Interviene il segretario di stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. Nelle sue parole, il sentimento generale: "Non saremmo sinceri, Santità, se non le dicessimo che questa sera c'é un velo di tristezza sul nostro cuore". La tensione si scioglie finalmente in un lungo applauso. Si levano grida, "viva il Papa". Benedetto XVI ringrazia ma esorta: "Torniamo alla preghiera". Gli applausi invece continuano, quasi che i fedeli non lo vogliano lasciare andare. La strada però è ormai segnata: il 28 febbraio alle 20, Benedetto XVI non sarà più Papa.

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