di Serenella Mattera
26 FEBBRAIO - "Sono qui per votare la fiducia e abbracciare Enrico". Pier Luigi Bersani torna alla Camera a cinquanta giorni dal malore che ha fatto temere per la sua stessa vita. Non ha tra le sue doti "l'umiltà" il governo che nasce per mano del nuovo segretario del Pd Matteo Renzi, ma "ha bisogno di un aiuto", spiega. Poi attende Letta, per un lungo abbraccio. Per essergli vicino nel giorno in cui, da ex premier, rimette piede in Aula e vota la fiducia a chi lo ha 'rottamato'. Renzi, rispondendo a Ballarò sulla vicenda con Letta, ha affermato di essere molto triste ma che il tempo sarà galantuomo perchè lui, come gli italiani, sa come sono andate le cose. Al riguardo aggiunge di avere comprensione umana per l'ex premier anche se l'accelerazione del cambio della guardia al vertice del governo è stata chiesta dal Pd e dai suoi alleati. Bersani compare nel Transatlantico della Camera verso le 16, in tempo per assistere al discorso di Renzi. Ed è subito un accalcarsi di deputati di ogni partito per salutarlo. "Sto bene. E voi?", risponde ai saluti. Appare un po' dimagrito, sotto i capelli si notano le cicatrici dell'operazione, ma sta bene e sfoggia la sua solita ironia con chi, come Renato Brunetta, corre a dargli il benvenuto. Poi entra in Aula, i deputati Pd si alzano in piedi e applaudono. Applaude l'intero emiciclo, tranne qualche grillino. Renzi si alza dai banchi del governo e va ad abbracciarlo, lo accompagna al suo scranno, poi twitta: "Grazie per essere in aula oggi. Un gesto non scontato, per me particolarmente importante. Grazie".
Ma è qui soprattutto per "Enrico", Bersani oggi. Lo attende in Aula nel giorno più difficile, quello in cui Letta ritorna da deputato semplice tra i colleghi di partito che hanno scelto di sostituirlo a Palazzo Chigi con l'ex sindaco-rottamatore. E ritorna da solo, l'ex premier. Mezz'ora dopo Bersani, attraversa il corridoio che costeggia l'Aula a lunghe falcate. Passa davanti alla porta da cui entrano i deputati Pd, ma sceglie l'altro ingresso, a destra dell'emiciclo. Compare in Aula e i dem fanno subito partire l'applauso, che interrompe l'intervento di un grillino. L'ex premier passa davanti ai banchi del governo e saluta Graziano Delrio, che siede davanti a Renzi. Ma non degna il suo successore neanche di uno sguardo, come il giorno in cui gli ha passato la campanella a Palazzo Chigi. Letta sale poi tra i banchi del Pd, ma solo per abbracciare forte Bersani ("Bentornato! Aspettavo questo momento", scriverà poi su Twitter). Per ascoltare il discorso di Renzi, prende invece posto dritto di fronte a lui, al centro dell'emiciclo, dove in genere siede il Comitato dei Nove. Il lettiano Francesco Sanna spiega che l'ex premier è lì perché gli devono ancora riassegnare un posto tra i banchi dei deputati. Ma ad alcuni dei colleghi che lo guardano dall'alto, questo pare il segno che Letta si prepari, come più d'uno teme, a lasciare il partito.
Il partito "reggerà, reggerà", assicura però Bersani. Che a Renzi è pronto a "dare una mano". "Benché mi pare che questo governo non abbia tra le sue qualità migliori l'umiltà, penso che abbia lanciato una sfida molto seria: una volta definiti meglio gli obiettivi, sono pronto a dare un aiuto", è il messaggio dell'ex segretario al "rottamatore". Certo, lo avverte, "per come si è svolta questa vicenda e per come il premier ha interpretato la fiducia, da domani gli italiani vorranno misurare lo spread tra parole e fatti". Oggi, è il giorno dell'incontro in Aula dei tre leader del Pd che sono stati protagonisti della politica italiana nell'ultimo anno. Un giorno all'insegna del 'fair play' istituzionale. Ma che mostra tutte le ferite ancora aperte. Renzi riconosce il lavoro svolto dal governo "precedente" a più riprese nel suo discorso. E Letta alla fine applaude, tiepido. Ma non lo guarda. Poi vota la fiducia e imbocca di nuovo il corridoio dell'Aula, senza dire una parola. "Ora - dice un deputato lettiano - si fermerà a riflettere. Poi si vedrà".