Russa da quasi 250 anni, ucraina "per caso" dal 1954, quando fu donata a Kiev dall'allora leader sovietico Nikita Krusciov, la penisola di Crimea è il punto focale, il vero nodo della tensione fra Mosca e Kiev dopo la caduta del regime di Viktor Ianukovich. La Crimea è irrinunciabile per Mosca: non solo ha una maggioranza assoluta di abitanti che si dichiara etnicamente e linguisticamente russa, fattore che ha giustificato la sua costituzione in "repubblica autonoma", con un suo parlamento a Simferopoli, nell'ambito dell'Ucraina, che pure ha altre regioni a forte impronta russofona. Ma ospita anche la base navale russa di Sebastopoli, "in affitto" a Mosca fino al 2042, dov'è ormeggiata la Flotta del Mar Nero, testa di ponte strategica proiettata anche nel Mediterraneo, dove pure Mosca ha la base navale a Tartus, in Siria.
Per la Crimea la Russia è pronta alla guerra: lo disse chiaro e tondo una fonte di alto livello del governo di Mosca: "Se l'Ucraina si spacca - rivelò al Financial Times il 21 febbraio - si scatenerà una guerra. Perderanno subito la Crimea perché interverremo per proteggerla, esattamente come abbiamo fatto in Georgia", evocando l'invasione del vicino caucasico dell'estate 2008. E la motivazione ufficiale, come avvenne allora per il territorio dell'Ossezia del Sud, sarà la tutela dei russi. Il fervore col quale molti si arruolano nelle "brigate popolari", milizie filorusse di "autodifesa" dai "fascisti e radicali" che hanno preso il potere a Kiev, nonché la presenza di un'avanguardia di militari senza insegne lo testimoniano.
E in effetti le statistiche ufficiali dicono che nella penisola di Crimea, che ha quasi 2 milioni di abitanti, il 58% della popolazione è costituita da russi contro un 24% di ucraini (molti dei quali russofoni) e un 12% di Tatari. Questi ultimi costituivano un'etnia più forte prima della loro deportazione in massa decisa da Stalin nel 1944 per "collaborazionismo con gli invasori nazisti". Poi, dal crollo dell'Urss, i Tatari hanno ricominciato a tornare, creando negli anni frizioni coi russi. Un elemento di tensione che, unito a quello della minoranza locale ucraina, rende la popolazione meno omogenea di quella, ad esempio, dell'Ossezia del Sud, e per vari osservatori potrebbero sconsigliare alla Russia l'annessione tout court.
La penisola (Krym in russo), ponte fra Europa e Caucaso, protesa nel Mar Nero, è vicinissima al territorio della Federazione russa, separata solo dallo stretto di Kerch, che chiude il Mar d'Azov a sud. Strappata dai russi all'Impero ottomano nel 1774, quando divenne khanato indipendente, fu annesso dalla zarina Caterina II nel 1783 e divenne punto avanzato d'influenza su Balcani e Mediterraneo, e quindi di attrito con l'Impero turco: fino alla Guerra di Crimea del 1854-56, a cui partecipò anche il Piemonte di Cavour. Fu invasa a costo di gravi perdite da Hitler nel 41 e liberata dall'Armata Rossa nel 1944. Ospitò il vertice di Yalta tra gli Alleati, ma dopo la guerra perse l'autonomia. Poi il gesto di Krusciov che per i 300 anni del Trattato di Perislav, suggello dell'unione dell'Ucraina nell'impero zarista e dei rapporti di alleanza fra Russia e i cosacchi ucraini, la "regalò" a Kiev.