di Lucia Sgueglia
MOSCA - Anche protestare pacificamente contro l'intervento armato di Mosca in Crimea e' vietato in Russia, come lo era per i dissidenti sovietici al tempo delle invasioni dell'Armata rossa in Ungheria, Cecoslovacchia e Afghanistan. Ne sanno qualcosa le poche centinaia di manifestanti scesi in piazza nella capitale, quasi tutti fermati o dispersi dalla polizia, mentre i sostenitori di Putin e della sua politica interventista hanno potuto marciare indisturbati nel cuore della citta', gonfiando i toni patriottici della propaganda sui media ufficiali russi. I pacifisti si sono mobilitati in una serie di flash mob non autorizzati organizzati via social network, per dire no all'esercito russo nel paese "fratello".
E' finita con quasi 300 fermi secondo i blogger, 50 per fonti della polizia, più altre decine di arresti in analoghe proteste a San Pietroburgo. Dal piazzale antistante il ministero della Difesa alla piazza del Maneggio sotto il Cremlino, tra i cartelli si leggeva 'Perdonaci Ucraina', 'Mi vergogno per i tank in Crimea', mentre i presenti gridavano "no alla guerra", attraversando la strada ogni volta che scattava il semaforo verde, avanti e indietro. E in piazza è riapparso anche lo slogan usato dai dissidenti sovietici contro l'invasione di Praga da parte dell'Armata Rossa, nell'agosto del 1968: "Per la vostra e la nostra libertà". Tra loro 46 anni fa c'era Mikhail Ignatievic Kukobaka, bielorusso. "Putin agisce come fosse nel XVII secolo. Il governo spende soldi soltanto per le armi, non per la gente, e speculano sulla guerra. La democrazia in Russia è sempre più debole, ormai è dittatura", dice all'ANSA. Per Zoia, insegnante, la Russia non dovrebbe immischiarsi: "L'Ucraina è un altro stato, che lotta per la propria libertà e i propri diritti. Ho poche speranze, l'opposizione russa non esiste più. Ma sono qui per provare un po' meno vergogna". Ivan, 32 ani, crede non sia ancora troppo tardi per fermare la guerra: "Ho amici in Ucraina e voglio una soluzione pacifica. Sono stato a Kiev a fine gennaio: in piazza c'era un milione di persone, non solo nazionalisti. Stanchi di Ianukovich". A suo avviso, "le cose potranno cambiare solo quando il rublo e il prezzo del petrolio crolleranno, fino ad allora i russi dormiranno".
In effetti la maggioranza dei cittadini sembra d'accordo con Putin sulla Crimea, con i media pubblici e le autorità che fanno appello all'unità nazionale contro "i fascisti che hanno preso il potere a Kiev", dando per scontato lo zampino dell'Occidente a Maidan, in particolare degli Usa, e la presenza di "mercenari stranieri" in Crimea. E non a caso nelle stesse ore sempre nel centro di Mosca, dalla Piazza Pushkin a Corso Sakharov, oltre 20mila persone, in gran parte di organizzazioni patriottiche di giovani, studenti e veterani, hanno sfilato, autorizzate, a sostegno della posizione di Putin nella crisi ucraina: "Sebastopoli, siamo con te", "Difendiamo la Crimea dal fascismo", "Maidan non passerà", "Bravo Putin", "Non lasciamo nei guai i nostri fratelli", "Viva i Berkut (le teste di cuoio ucraine protagoniste della repressione, ndr), "Oggi Crimea, domani Russia?" erano alcuni degli slogan, esibiti anche da veterani in vecchie divise dell'Armata Rossa. In rete alcuni partecipanti, dipendenti di enti pubblici, hanno denunciato di essere stati costretti a scendere in piazza. Presente l'ala giovanile del partito putiniano Russia Unita, mentre una cinquantina di biker tanto amati da Putin hanno scorazzato in citta' sulle loro Harley Davidson con le bandiere della Crimea e il tricolore russo. Il loro leader, Aleksandr Zaldostanov, detto 'il chirurgo', si trova già a Sebastopoli per coordinare l'arrivo, la prossima settimana, di una colonna di motociclisti con aiuti umanitari e alcuni squad per il pattugliamento.