dell'inviato Claudio Accogli
Simferopoli saluta con bandiere russe e caroselli di auto l'intervento della grande madre Russia in Crimea: l'entusiasmo è quasi unanime, con poche sparute minoranze incapaci di sovvertire un sentimento popolare covato da decenni che ora esplode nella gioia collettiva. "La Russia ci deve aiutare, è già intervenuta in ritardo contro i fascisti di Kiev", ci spiega una ragazza in piazza Lenin, dominata dall'imponente palazzo del Parlamento, dove sventola da giorni il tricolore russo. "I soldati russi qui da noi? A me non risulta, in ogni caso non ci troverei nulla di anormale", dice un signore quando riconosce i giornalisti stranieri.
La piazza è un tripudio di bandiere russe, sovietiche, della Flotta del Mar Nero: le stesse immagini già viste in molte regioni del sud dell'Ucraina, o in quelle orientali. La statua di Lenin, che si staglia nel centro dell'omonima piazza, è ornata di rose e garofani rossi: "Non toccate il nostro grande padre", recita un manifesto affisso sul monumento. E le bandiere russe garriscono ovunque, nelle strade, sui marciapiedi, con i bambini in prima fila e i volontari che si danno il cambio davanti al Parlamento. Il palazzo è presidiato da decine di uomini delle milizie, sfamati dalle volontarie che portano pasti e bevande calde, e da un nutrito gruppo di militari armati fino ai denti, dai kalashnikov ai lanciagranate. Sono soldati a volto coperto, con uniformi senza insegne. Gli stessi che da stamani presidiano in forze i due checkpoint sulle arterie che portano nella penisola. Dei cosacchi, perlopiù veterani russi di una certa età pronti a farsi fotografare e fare baldoria, che fino a ieri facevano sfoggio di forza lungo la 'frontiera' poco a nord di Armiansk, non c'è più traccia.
A fare i controlli ci sono militari armati di tutto punto, che scavano trincee sulle colline adiacenti per piazzare - presumibilmente- mitragliatrici pesanti. Sono molto determinati, duri: diversi giornalisti stranieri, compresi quelli della Bbc, sono stati ricacciati indietro dopo un sequestro beffardo dei giubbotti anti-proiettile e degli elmetti. Due 'armi' che certo non mancano a questi miliziani. Sui treni malmessi che portano a Simferopoli la voce è univoca: "I russi devono intervenire, ci devono salvare dalla follia di quei nazisti di Maidan", dicono in tanti, e non per timore di qualche rappresaglia ma perché sembrano davvero convinti di quello che dicono. "Noi siamo la Crimea, il nazismo lo abbiamo combattuto", racconta 'Max', un tassista di Simferopoli, mentre la sua radio spara musica rock e pop britannica, Beatles in testa. Lungo le strade che dal sud dell'Ucraina alla Crimea ci sono centinaia di corvi, a caccia in zone in cui è davvero difficile scorgere altre forme di vita. Max è sorpreso, quasi incredulo: "Speriamo non stiano aspettando qualche cadavere".