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Teologo, con Bergoglio è 'rivoluzione tenerezza'

Scannone, per anni vicino in Argentina, tra ricordi e dottrina

04 marzo, 19:35
Foto Rigacci. Il Seminario gesuita di San Miguel, nei pressi di Buenos Aires, 4 marzo 2014 Foto Rigacci. Il Seminario gesuita di San Miguel, nei pressi di Buenos Aires, 4 marzo 2014
Teologo, con Bergoglio è 'rivoluzione tenerezza'

di Francesca Ambrogetti

Un bilancio sul Papa in due parole? "Porta avanti la rivoluzione della tenerezza". Lo afferma Juan Carlos Scannone, esponente della corrente della teologia della liberazione nota come teologia del popolo, e professore della Facoltà di Filosofia dei gesuiti nel seminario della località di San Miguel, alle porte di Buenos Aires. "Sono docente di filosofia ma spesso 'scivolo' nella teologia", sottolinea sorridendo Scannone, 82 anni, in un'intervista all'ANSA nella quale la dottrina s'intreccia con i ricordi personali sul lungo periodo trascorso da Bergoglio al seminario di San Miguel, una delle tante periferie profonde della capitale argentina spesso citate dal Papa. "Parlavamo di tutto. Ricordo i tempi della dittatura. Mi chiese di non mandare le lettere dall'ufficio postale della zona, ma da un altro luogo perché era convinto che qui controllassero la nostra corrispondenza. E mi diceva di non tornare da solo di notte dalla cappella da un quartiere operaio dei dintorni dove svolgevo lavori sociali. Voleva sempre vedermi accompagnato, così - affermava - se mi sequestravano c'era almeno un testimone. E d'altra parte, quando gli chiedevano di me, perché sospettavano dei miei scritti nei quali utilizzavo la parola 'liberazione', mi difendeva affermando che ero ortodosso e affidabile". Alla domanda su come descrivere il primo anno di Bergoglio come Papa, Scannone afferma che è importante non solo quanto il Pontefice sta facendo ma il modo di porgersi. Ed è altrettanto rilevante la risposta del popolo di Dio ma anche dei non credenti. "Una reazione - sostiene - che apre una grande speranza per la chiesa e per il mondo, in quanto il Papa non è solo un leader religioso". Scannone cita come esempio quanto avvenuto nella Giornata della gioventù a Rio de Janeiro, oppure in Italia dove ha osservato che l'entusiasmo non fa che crescere. Il teologo argentino chiede quindi di lasciare le considerazioni mediatiche e di indossare i panni del filosofo. Cita Paul Ricoeur e l'importanza data dallo scrittore francese all'aspetto semantico del testo - e dell'azione come testo - ma anche al momento pragmatico, e cioè il modo come viene espresso il contenuto. "In Francesco - afferma - è infatti importante il 'come' dice le cose che diventa parte del messaggio, potenziandolo". Alla domanda su quali pensa siano i cambiamenti tra il cardinale di Buenos Aires e il Papa del Vaticano, Scannone sottolinea: "è un nuovo Bergoglio ma non perché abbia rotto con quello precedente. E' cambiato in meglio quando è stato fatto vescovo ausiliare e lo stesso é accaduto nei nuovi incarichi. E' una sua caratteristica: più che saper entrare in un nuovo ruolo, sa entrare in una nuova missione. Ha tanta esperienza che riesce ad adeguarsi, rimanendo però sempre sé stesso". "E' stato mio alunno di greco e letteratura presso il seminario mentre studiava latino", sottolinea ancora, tracciando un bilancio del primo anno di pontificato. "Primo punto fondamentale, si é lasciato guidare dallo Spirito Santo, lo vedo da quanto irradia il suo volto. Ha avviato la riforma della curia, affrontato le questioni economiche e dato spazio alla collegialità. Sul fronte dell'ecumenismo e il dialogo interreligioso, sta seguendo quanto ha fatto sempre a Buenos Aires, specialmente nel dialogo con gli ebrei e i musulmani. E' ha presentato un documento molto importante, l'esortazione apostolica Evangelii Gaudium, nella quale traccia un percorso per il futuro". Il Papa è più un teologo o un pastore? "Conosce molto bene la teologia, ma è più un pastore. E in quanto tale prende molti spunti dalla Teologia argentina del popolo". Una corrente che nasce a Buenos Aires dopo il Concilio Vaticano II e che cerca categorie di interpretazione, né liberali né marxiste, della società latinoamericana non solo nella cultura umanista della persona ma anche nella storia dei popoli come protagonisti della cultura.

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