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Un anno con due Papi nella Città Leonina

Da addio Ratzinger a concistoro in San Pietro con due Pontefici

04 marzo, 19:00
L'addio di Papa Benedetto XVI durante il Concistoro dell'11 febbraio 2011 L'addio di Papa Benedetto XVI durante il Concistoro dell'11 febbraio 2011
Un anno con due Papi nella Città Leonina

 L'abbraccio tra papa Francesco e il Pontefice emerito Benedetto XVI, che per rispetto e riverenza al suo successore si è tolto lo zucchetto dal capo, è l'immagine che resterà del primo Concistoro di Bergoglio, cerimonia che il 22 febbraio scorso ha dato al Sacro Collegio 19 nuovi cardinali. Per la prima volta nella basilica vaticana erano presenti insieme due successori di Pietro. E per la prima volta il Papa emerito, uscendo brevemente dal ritiro dell'ex monastero Mater Ecclesiae, partecipava a una cerimonia pubblica, non più quindi "nascosto al mondo", ma sotto i riflettori dei media di tutto il mondo. Una novità capace ancora una volta di fare storia, a poco più di un anno dall'epocale rinuncia al pontificato di papa Ratzinger per motivi legati all'età, decisione che l'11 febbraio del 2013 ha letteralmente cambiato il corso della Chiesa, e in vista dell'anniversario dell'elezione del suo successore, Jorge Mario Bergoglio, momento a partire dal quale nella Chiesa cattolica hanno "coabitato" le figure di due Papi. Due figure, per di più, che dall'inizio del maggio scorso, dopo i due mesi iniziali trascorsi dal Papa emerito a Castel Gandolfo, convivono entro le mura della Città Leonina. Una situazione inedita, che pone delicate questioni sul piano ecclesiale e teologico, ma che finora la discrezione e riservatezza di Ratzinger da una parte e la naturalezza ed espansività di Bergoglio dall'altra hanno mostrato come agevolmente assimilabile. Tra l'altro, proprio nel momento in cui creava i nuovi cardinali, nel giorno della Cattedra di San Pietro, festa che solennizza l'autorità papale, Bergoglio ha voluto con sé in basilica anche il suo predecessore. "Un bellissimo gesto da parte di papa Francesco: il segno di una grande unita' della Chiesa", ha commentato a caldo l'ex segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. E qualcosa di analogo potrebbe succedere anche il 27 aprile prossimo, quando in Piazza San Pietro saranno proclamati santi i Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II: e per quell'occasione c'è già chi ipotizza addirittura una messa concelebrata da due Pontefici. In questo anno di "coabitazione", Ratzinger si è sempre guardato bene dall'intromettersi nelle questioni di governo, anche se papa Francesco, che peraltro ha fatto propria e ha completato e firmato l'enciclica scritta in gran parte dal suo predecessore, la "Lumen fidei", ama avere un rapporto con lui, scambiare pareri, sentirlo e incontrarlo. Numerose sono state le occasioni di colloquio ricercate dal successore Bergoglio, che oltre a dimostrare rispetto e deferenza per l'anziano predecessore, lo ha sempre visto come una figura con cui consigliarsi per la sua saggezza ed esperienza. "E' come avere il nonno in casa", ha detto a fine luglio scorso tornando in volo da Rio. A fare la spola tra i due, fra l'altro, è il prefetto della Casa pontificia mons. Georg Gaenswein, segretario di Ratzinger, vero trait-d'union al servizio di entrambi. Negli ultimi tempi, comunque, hanno ricominciato a far discutere le scelte di Ratzinger al momento dell'abbandono del Pontificato: l'aver conservato l'abito bianco, l'aver voluto il titolo di "Papa emerito", anziché "vescovo emerito di Roma" come era stato consigliato da autorevoli canonisti, e anche la decisione di restare a vivere in Vaticano. C'è chi vede in questo una sorta di "diarchia" nell'attuale vertice della Chiesa, mentre si è parlato persino di "pressioni" e "complotti" che avrebbero in qualche modo condizionato la rinuncia di Benedetto XVI, al punto da mettere in dubbio la stessa validità della rinuncia. Ratzinger, comunque, ha voluto sgombrare il campo da qualsiasi incertezza sul valore e sull'efficacia delle sue dimissioni, definendo "infondate" e "assurde" le "speculazioni" su questo tema. Come a dire: il Papa è uno solo ed è Jorge Mario Bergoglio. Proprio Benedetto XVI sembra comunque essere consapevole che a lui guarda una corrente interna alla Curia, che va dai semplici nostalgici fino a qualche voce "estrema" che si spinge a non riconoscere la legittimità del pontificato di Francesco. Del resto, qualche mal di pancia Bergoglio lo ha procurato proprio col recente Concistoro, le cui scelte portano tutte la sua impronta e non tengono conto di vecchi automatismi di carriera. In questo contesto, la presenza del Papa emerito, per quanto sempre discreta e lontanissima dall'interferire nel governo della Chiesa, e il suo mantenimento di alcuni simboli del pontificato rinfocolano gli animi di chi non si rassegna al nuovo corso. Situazione che lo stesso Bergoglio conosce e che probabilmente ha voluto stemperare proprio mostrando che la partecipazione di Ratzinger ad alcuni eventi non rappresenta in nessun modo una minaccia alla sua autorità.

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