Sam Garbarski
Con una garbata commedia sull'ipocrisia coniugale e familiare tutta giocata sul filo del non-sense, il regista tedesco Sam Garbaski ci dice la sua sul mondo attuale, su una famiglia che spesso è forma invece di sostanza. E 'Vijay and I', proiettato questa sera in Piazza Grande al Festival del cinema di Locarno, sembra centrare l'obiettivo grazie a uno spiritato Moritz Bleibtreu e a una grintosa e contorta fino all'isteria Patricia Arquette. Will (Bleibtreu), attore che ha inventato il personaggio di gran successo del coniglio sventurato - hit tv a New York - pensando che tutti, compresa la moglie Julia (Arquette), si siano dimenticati del suo quarantesimo compleanno, esce fuori di testa, anche perché trattenuto fin troppo dalla producer a fare l'animaletto triste e verde in maschera: gli viene chiesto assurdamente di sorridere. In realtà l'escamotage è dovuto al fatto che gli è stata preparata una festa a sorpresa. Lui non torna a casa, gli rubano la macchina e il ladro muore in un incidente nel quale il guidatore è irriconoscibile. Colpo di genio, Will, con la complicità dell'amico indiano Rad, si trasforma nel sikh Vijay Singh. Irriconoscibile, ma in realtà tutti lo danno per morto e quindi di fatto non lo vedono, partecipa al suo funerale con tanto di discorso e poi comincia una relazione con sua moglie diventata vedova. Quest'ultima, nevrotica psichiatra che fa pagare perfino la madre, sviluppa con il neo-compagno una storia senza freni inibitori soprattutto sessuali. E il povero Will scoprirà che tutti, o quasi tutti, sono molto severi con il vero lui. Un'esperienza che però lo farà maturare. Si toglierà la maschera?