Il Grande Match, clip in esclusiva
09 gennaio, 16:33di Francesco Gallo
Ad Hollywood non si butta via niente. Tanto meno due miti come Toro Scatenato e Rocky. E così, anche se i rispettivi protagonisti sono ormai sui settanta, perché non metterli ancora sul ring a fargli dare botte da orbi anche se con grande ironia e qualche pizzico di dramma. È quello che succede ne 'Il grande match' di Peter Segal (Get Smart).
E la settimana scorsa a Roma Robert De Niro e Sylvester Stallone in conferenza stampa, per l'anteprima europea del film, non hanno fatto altro che parlare di quanto sia difficile invecchiare. Comunque, nonostante l'età, questi due attori si sono sottoposti a un duro allenamento per realizzare questo lavoro in cui Stallone (68 anni) e De Niro (71) sono rispettivamente Henry 'Razor' Sharp e Billy 'The Kid' McDonnen. Ovvero due pugili di Pittsburgh famosi per la loro rivalità (a causa, si scoprirà, di una donna, Sally Rose, interpreta da una smagliante Kim Basinger).
Ai tempi d'oro ognuno dei due pugili aveva vinto un match, ma nel 1983, alla vigilia del terzo e decisivo incontro, Razor aveva annunciato il suo ritiro, rifiutandosi di spiegare il perché e assestando un colpo definitivo alla carriera di entrambi. Trent'anni dopo il promoter di pugilato Dante Slate Jr. (Kevin Hart), vedendo la possibilità di fare soldi, fa ai due boxeur un'offerta: tornare sul ring e regolare i conti una volta per tutte. Ma i due non ce la fanno ad aspettare: già durante il loro primo incontro dopo decenni finiscono con il darsele di santa ragione in un'esilarante rissa che finisce subito in rete e diventa famosissima.
''Ho cominciato facendo film drammatici - spiega un tonico Stallone in camicia nera e cravatta - e poi ho avuto l'opportunità di fare tanti film d'azione, ma mano a mano che invecchio cerco di fare cose più serie, ruoli più drammatici''. Per De Niro, invece, vestito in maniera dimessa e con tanto di coppola, ''invecchiando ci si rende conto di quali siano davvero le cose sono più importanti. La vita passa così rapidamente che bisogna prenderla alla leggera. Quando mi hanno proposto la sceneggiatura, mi sono detto: proviamoci, facciamolo, divertiamoci e speriamo che alla gente piaccia''. Quanto alla fortuna della boxe sul grande schermo, Stallone e De Niro hanno le idee chiare.
''La boxe - dice Stallone - è molto più di due persone che fanno a pugni. Anche per quanto riguarda Rocky non è solo una storia di boxe, ma una storia d'amore. Il pugilato, poi, è simbolico della battaglia che si conduce della nascita fino alla morte, una metafora''. Gli fa eco De Niro: ''E' la battaglia dal giorno in cui nasci a quello in cui muori''. E ancora sulla vecchiaia: ''Quando arrivi ad avere una certa età ovviamente hai delle limitazioni e non puoi più fare certi ruoli, così oggi - ribadisce Stallone - cerco di interpretare qualcosa di più emotivo anche perché sono un attore migliore di trent'anni fa''. De Niro, invece, è più fatalista: ''Attendo le cose che mi arrivano. Certo non posso fare i ruoli di trent'anni fa, ma chissà che con le nuove tecnologie un giorno non lontano potremmo rifare tutto da capo''. E proprio alla luce di questo, sembra non ci sia pericolo: ''Non ci sarà un Rocky 7''. Parola di Sly.