ANALISI: I gesti e le parole
02 aprile, 18:04di Giovanna Chirri
CITTA' DEL VATICANO - L'11 febbraio la rinuncia al pontificato, una azione rivoluzionaria per la Chiesa. Oggi l'originale atto di ''riverenza e obbedienza'' al prossimo papa ancora da eleggere. Benedetto XVI, che dal primo giorno e' stato certamente un papa piu' delle parole che dei gesti, e come tale e' stato interpretato e seguito, lascia la scena con gesti che colpiscono, e perfettamente in linea con il suo stile e con le priorita' della sua vita.
Rivolgo un pensiero ''al nuovo Papa al quale gia' oggi prometto la mia incondizionata riverenza e obbedienza'', ha detto prendendo congedo dai cardinali nella Sala Clementina, e prima di stringere pazientemente la mano ai 144 presenti a Roma. Nessuno lo obbligava a questa pubblica sottomissione a un successore che ancora non si sa chi sia. Ma certo in questo modo ha confermato le proprie intenzioni di non interferire in alcun modo con il nuovo pontefice, e come un qualsiasi membro della Chiesa ha riconosciuto l'autorita' del nuovo papa.
Questa liberta', che fa parte del modo di essere del papa ormai emerito, a volte stride in tempi in cui l'essere conta meno dell'apparire. Oltre a gesti significativi, di questi giorni si ricorderanno anche alcune parole che Joseph Ratzinger ha voluto proporre ai cardinali, riuniti con lui per l'ultima volta. In particolare ''un pensiero semplice che mi sta molto a cuore, un pensiero sulla chiesa e sul suo mistero''. Un pensiero che, ha sottolineato, e' stato formulato da Romano Guardini nell'anno in cui i padri durante il Vaticano II approvavano la Lumen Gentium, cioe' la costituzione sulla Chiesa. ''Parole che mi sono particolarmente care'', ha confidato, e conservo il libro con la ''dedica personale di Guardini'': ''la chiesa - ecco il pensiero - non e' una istituzione escogitata'' da qualcuno o ''costruita a tavolino, ma e' una una relata' vivente'' che vive, anche ''trasformandosi, eppure nella sua natura rimane sempre la stessa e la sua natura e' Cristo''.
Questa, ha affermato Benedetto XVI a proposito della sua ultima udienza generale, e' stata anche la nostra esperienza di ieri in piazza: ''vedere che che la chiesa e' un corpo vivo'', ''e' nel mondo ma non e' del mondo''. Ancora pensando a Guardini, ha aggiunto Benedetto XVI, ricordiamo che ''la chiesa si risveglia nelle anime, la chiesa vive, cresce'' ed e' ''opera dello Spirito santo''.
Una sintesi della ecclesiologia del papa emerito, da cui forse il successore potra' trarre vantaggio. Il pensiero semplice riporta alla mente le tante parole ''semplici'' che in quasi otto anni di pontificato Benedetto XVI ha proposto durante i suoi viaggi, negli incontri accademici, nelle udienze generali. Il ricordo va al primo viaggio a Bari, il 29 maggio 2005, quando noi cronisti ci dicemmo che la ''cifra'' del pontificato concedeva poco a cerimoniale e spettacolarizzazioni, indicava un ''regno'' da interpretare piu' che da guardare in tv, piu' di parole che di gesti. L'ultimo atto del pontificato e' una smentita?