Peronisti divisi su complicita' Papa a dittatura
Voci divergenti nella maggioranza di governo a Buenos Aires
16 marzo, 23:58di Javier Fernandez
BUENOS AIRES - In Argentina ormai e' noto come ''nuestro Papa'', ma fra i partiti e i gruppi che appoggiano il governo di Cristina Fernandez de Kirchner non sembra esistere una posizione comune sul nuovo pontefice: Francesco e', come dicono alcuni, un complice dei peggiori crimini della dittatura militare o, come rivendicano altri, il primo ''Papa peronista''? Le prime reazioni ufficiali dopo la clamorosa notizia dell'elezione al soglio di Pietro dell'ex arcivescovo di Buenos Aires sono state piuttosto fredde, il che non ha sorpreso gli analisti: Nestor Kirchener aveva definito Jorge Bergoglio ''il cardinale oppositore'' e la sua vedova ed attuale presidente aveva mantenuto le distanze con quello che considerava un prelato scomodo, sopratutto per la sua constante denuncia sociale. Si sono poi rapidamente aggiunte le denunce lanciate contro Papa Francesco per il suo atteggiamento durante la dittatura (1976-83), di cui il principale diffusore e' stato il quotidiano filo- governativo di sinistra Pagina12 e sopratutto una delle sue firme pia' autorevoli, Horacio Verbitsky, considerato uno degli consiglieri piu' vicini a Cristina Fernandez.
E' cosi' che, dopo le parole del portavoce vaticano Federico Lombardi sugli ''attacchi della sinistra anticlericale'', oggi Pagina12 ha pubblicato un analisi -con un titolo ad effetto, ''Vatismentita''- nel quale conferma i sospetti sul ruolo svolto da Bergoglio quando era superiore dei gesuiti argentini, insinuando che non solo non avrebbe protetto i sacerdoti del suo ordine, ma forse li avrebbe perfino denunciati come ''sovversivi'' ai temibili servizi repressivi della dittatura. La stessa posizione e' stata ripresa dalle dirigenti delle Madri e Nonne di Plaza de Mayo, anch'esse molto vicine alla ''presidenta'': Hebe Bonafini (Madri) ha sentenziato che ''la Chiesa che comanda non e' mai stata liberatrice, la Chiesa formale ha sempre oppresso'', mentre Estela Carlotto (Nonne) ha commentato che ''la Chiesa argentina non ha dato un solo passo per collaborare con la verita' e la giustizia, e Bergoglio appartiene a questa Chiesa''.
La piu' dura presa di posizione dalle file progovernative resta quella di Luis D'Elia, leader ''piquetero'' (dirigente sociale), secondo il quale ''Francesco I e' all'America Latina quello che Giovanni Paolo II fu all'Unione Sovietica, cioe' un nuovo tentativo dell'impero per distruggere l'unita' sudamericana''. In chiaro constrasto con queste dure critiche rivolte a Papa Francesco il segretario al Commercio, Guillermo Moreno -un dirigente influente del governo di Buenos Aires- ha inaugurato un incontro con responsabili di aziende locali chiedendo ''un minuto di applauso per il Papa argentino e peronista'', uno slogan ripreso anche da Emilio Persico, leader del Movimiento Evita, nonche' da un manifesto anonimo che oggi si poteva vedere sui muri di molte strade di Buenos Aires. Persico e' andato anche oltre, sostenendo che ''ho militato durante tutta la dittatura e non ho mai trovato nessuna prova riguardo alle denunce di Verbitsky'' contro Bergoglio, aggiungendo inoltre che ha anche assistito a ''una messa segreta'' celebrata dall'allora cardinale per la salute di Hugo Chavez. Mentre a Buenos Aires la polemica infuria dentro alla maggioranza filo-governativa, dunque, Cristina Fernandez viaggera' a Roma per incontrare Papa Francesco lunedi' prossimo. Al termine dell'incontro, la ''presidenta'' dovra' dunque chiarire ai suoi seguaci se il ''Papa nuestro'' e' da considerare un complice dei generali assassini e o un epigono finora sconosciuto di una delle molte famiglie del peronismo. (ANSA)