ANALISI: 'Per favore'
02 aprile, 18:02di Giovanna Chirri
Poco dopo li saluterà in modo ufficiale in san Pietro, una delegazione per volta. Ma é con un insolito "per favore" che papa Francesco si è rivolto ai potenti della terra durante la messa di inizio pontificato, chiedendo loro di essere custodi del disegno di Dio iscritto nella natura, dell'altro e dell'ambiente". Non ha detto potenti, ma "tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico e sociale". E per quanto riguarda il proprio "potere", quello di vescovo di Roma, ha ricordato che "il vero potere è il servizio", e ragionato sulla figura di san Giuseppe, "uomo forte, coraggioso, lavoratore" capace di custodire con "umiltà, nel silenzio, ma sempre presente", uomo capace "nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio". E il Giuseppe di Francesco somiglia in modo impressionante a quello descritto nella terza parte del Gesù di Nazaret da Joseph Ratzinger, il papa emerito. Questi è stato evocato dal Papa oggi, nella "felice coincidenza" del suo onomastico, per esprimergli "affetto e riconoscenza".
"Per favore", insieme con "custodire" il "creato, ai poveri, a ogni persona", sono le parole che più colpiscono in quelle pronunciate oggi dal nuovo papa, e vengono rilanciate anche sul suo account di twitter. "Per favore" conferma uno stile personale che Bergoglio non abbandona neppure da papa. "Custodire" dà qualche indicazione sul pontificato che verrà, primo di un latinoamericano nei duemila anni di storia della Chiesa. "Custodire", che per il creato, ha rimarcato oggi, è un compito ecumenico, va letto insieme al binomio "vescovo e popolo" evocato nel primo discorso pubblico di papa Francesco, la sera del 13 marzo, quando dalla Loggia delle benedizioni ha chiesto al popolo di pregare per lui, lo ha fatto pregare, e ha evocato la Chiesa di Roma, "quella che presiede nella carità tutte le chiese". "Movimento", è la parola che Francesco ha scelto il giorno successivo, nella Sistina, nella messa con i cardinali: non bisogna vivere nella stagnazione, e missione della Chiesa è "edificare, costruire e confessare Cristo". Ancora con i cardinali, il giorno successivo, nella udienza nella Sistina, ha giocato sulla contrapposizione "Babele-armonia" relativamente al ruolo dello Spirito Santo che crea le differenze, ma le riconduce ad unità. "Come vorrei una chiesa povera e per i poveri", sono le parole di sabato, davanti ai media di tutto il mondo, con i quali ha citato anche "verità, bontà e bellezza" come chiavi per vivere, e descrivere la vita e la storia. "Siamo un popolo che ama seguire Cristo, ma ci piace anche bastonare gli altri e criticare", ha detto infine domenica celebrando nella parrocchia di Sant'Anna in Vaticano, rilanciando anche la "misericordia", parola chiave già nelle fasi conclusive dei pontificati di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II.