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Patti Smith, mi piace papa Francesco

'Un nome coraggioso' VIDEO

11 aprile, 14:27

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Patti Smith, mi piace papa Francesco Patti Smith, mi piace papa Francesco
Patti Smith, mi piace papa Francesco

di Paolo Biamonte

 "Dopo la notizia che papa Benedetto XVI si era dimesso ho pregato perché il suo successore scegliesse il nome Francesco. E così quando, dopo la fumata bianca, attraverso la tv ho saputo che il nuovo papa si chiamava Francesco sono stata felice. Trovo che sia una personalità molto interessante, mi piace molto. Certo è presto per giudicare, io non sono cattolica e quindi vedo le cose senza il peso dei dogmi, ma trovo bello e coraggioso aver scelto un nome che rappresenta l'umiltà, la rinuncia al materialismo, l'attenzione per la natura". Patti Smith, che è una dichiarata ammiratrice di Papa Luciani e che proprio stamattina ha incontrato il nuovo pontefice, parla così di papa Francesco.

La Smith è a Roma per partecipare a 'My Festival', la rassegna organizzata dall'Auditorium Parco della Musica di Roma, che è un articolato omaggio a un'artista che è un'icona del rock ma che in realtà è un simbolo di trasversalità culturale e impegno politico e sociale. Ieri è stato proiettato 'Dream Of Life', il documentario di Steven Sebring che racconta tutta la sua straordinaria avventura esistenziale, stasera ci sarà il concerto con i suoi due figli, Jackson e Jesse, nati dal matrimonio con il compianto Fred 'Sonic' Smith, domani, insieme con Bernardo Bertolucci, parlerà di 'Medea' di Pier Paolo Pasolini, venerdì un'esposizione-performance firmata con Marco Tirelli e un concerto di John Grant e l'omaggio di Meshell Ndegeocello a Nina Simone, sabato una serata in cui leggerà poesie di Allen Ginsberg dividendo il palco con Philip Glass, domenica una serata live dedicata a 'Heroes', l'album della sua consacrazione, il 18 aprile lo spettacolo 'Pinocchio di sabbia' con Davide Riondino voce recitante, il 25 i concerti di Vinicio Capossela e Cristiano De André. "Da bambina adoravo Pinocchio, poi, mentre esplodeva la febbre del rock'n'roll - racconta -, mi sono innamorata di Puccini e Verdi, dei pittori senesi, di Fellini e dei grandi registi italiani. Quando ero piccola per un periodo ho vissuto in un quartiere italiano di Philadelphia e guardando il modo in cui le donne sceglievano la verdura al mercato ho capito che nelle cucine italiane ci sono delle artiste. Insomma l'Italia mi seduce da molto tempo. Poi, quando nel 1979 sono venuta a suonare per la prima volta, ho scoperto la gente italiana, sono stata accolta in un modo straordinario. E poi gli italiani sono fedeli, ricordano meglio di me le cose che ho fatto tanto tempo fa".

E' finita da poco la proiezione di 'Dream Of Life' e Patti Smith, berretto di lana in testa, jeans e stivaloni, risponde sorridente ad alcune domande, gira per la platea dell'Auditorium Parco della Musica a stringere mani. "Mi piace il ruolo di direttore artistico di un festival, è un ruolo che mi offre la possibilità di incontrare artisti straordinari come Marco Tirelli o un maestro come Bernardo Bertolucci: spero di poter suonare qualcosa per lui e di poter trascorrere una serata insieme", spiega. Ma c'é un concetto che le è particolarmente chiaro: "I Do My Work", faccio il mio lavoro. "Ho sempre lavorato, anche quando per 16 anni sono stata lontano dalla scene e ho fatto solo la madre, che è il lavoro più difficile che esista. Sinceramente non so dire come sia cambiato il mio modo di essere artista o, in generale, il ruolo dell'artista. Faccio il mio lavoro, qualche volta ottengo un riscontro di pubblico, qualche volta no. Continuo a studiare. So bene però qual è il ruolo dell'essere umano: amarsi l'un l'altro, rispettare il pianeta, fare il proprio lavoro. Qualche volta l'artista non si cura di queste cose, l'essere umano però ha il dovere di farlo. Quando le cose coincidono nascono i miracoli come la Gioconda, Guernica, i grandi pezzi del rock". La vita di Patti Smith è costellata di incontri e amicizie con personaggi straordinari. "Mi fanno notare spesso che ho avuto e ho molti amici famosi. Ma le mie amicizie nascono nella New York degli anni '60 quando al Chelsea Hotel girava gente come Allen Ginsberg, Leonard Cohen, William Burroughs, Diane Arbus. Non erano celebrities, eravamo amici e ci prestavamo anche i soldi. Janis Joplin ha abitato li' per più di un mese senza che nessuno le chiedesse un autografo e le facesse una fotografia"

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