Raimondo D'Inzeo, oro olimpico nell'equitazione a Roma 1960, e' morto. Aveva 88 anni.
Coni, un minuto di raccoglimento - Per commemorare la scomparsa di Raimondo D'Inzeo, il più grande cavaliere della storia dello sport italiano e portabandiera dell'Italia ai Giochi del '68 a Città del Messico, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha deciso che nel fine settimana in tutte le manifestazioni sportive che si svolgono in Italia verrà osservato un minuto di raccoglimento.
Il destino di Raimondo D'Inzeo era gia' scritto, prima ancora che nascesse. Figlio di un ufficiale di cavalleria e maestro di equitazione, sarebbe diventato uno dei massimi campioni nella storia mondiale del salto ad ostacoli con Winkler, D'Oriola, Pessoa padre e figlio, per citarne i piu' famosi. In Italia, lo hanno avvicinato soltanto suo fratello Piero (per il quale vale ugualmente il discorso sul destino, ma che comunque non vinse mai un oro olimpico individuale) e Graziano Mancinelli.
Raimondo D'Inzeo, vincitore in tutto di 6 medaglie ai Giochi (1 oro, 2 argenti e 3 bronzi) da Melbourne 1956 a Monaco 1972, non e' stato soltanto un magnifico cavaliere, ma anche un abile scopritore e plasmatore di destrieri. Nei suoi anni migliori il professionismo ricco e sfrenato, quasi esclusivo, che sarebbe dilagato dopo il suo ritiro, era agli albori. Non esistevano cavalli supercampioni (i cosiddetti crack) ipercostosi, gia' pronti per vincere: bisognava crescerseli, lavorarli. E lui, in questo, era maestro oltre che figlio d'arte. Basta ricordare i suoi 'capolavori': Bellevue, l'olimpionico Merano e il suo 'fratellastro' Posillipo, Fiorello.