Sdegno dei partigiani,assurda provocazione
Anpi, non sapevamo di rappresaglia manifesti Kesserling,un falso
07 novembre, 10:43di Simona Tagliaventi
Dopo piu' di 70 anni, a pochi giorni dalla sua morte, l'ufficiale nazista Erich Priebke continua a provocare, stavolta con un video-testamento in cui ribadisce che dopo via Rasella i partigiani sapevano che ci sarebbe stata una rappresaglia. E sono proprio i partigiani a rispondere ancora una volta all'ex ufficiale nazista, anche adesso che e' morto, anche adesso che ha cercato per l'ennesima volta di assolversi. Contro quelle "provocazioni e falsita'" tuona con fermezza, nonostante l'eta' avanzata, Massimo Rendina, vicepresidente dell'Anpi ed ex comandante della brigata Garibaldi: "Le parole di Priebke non toccano minimamente il valore della Resistenza". Rendina, che ha avuto uno zio morto alle Fosse Ardeatine, ricorda che "nessun documento prova che i partigiani sapessero della rappresaglia. I manifesti di Kesserling, quelli in cui c'era scritto che i nazisti avrebbero giustiziato 10 italiani per ogni tedesco ucciso, sono un un falso storico: furono apposti dopo l'eccidio, e non come sostiene Priebke prima".
Gli fa eco Ernesto Nassi, vicepresidente vicario dell'Anpi di Roma: "Il tentativo di Erich Priebke nel video-testamento di scaricare sui partigiani l'eccidio delle Fosse Ardeatine e' assurdo. E' risaputo che i tedeschi odiavano i romani perche' non collaboravano. Miravano a creare le condizioni perche' nei romani si sviluppasse un comportamento contro la Resistenza, ma questo non e' mai avvenuto, anzi nella Resistenza ci furono nuovi ingressi. Quella romana, va ricordato sempre, e' stata una grande Resistenza. Inoltre i partigiani fecero numerose azioni contro i tedeschi a Roma. Io ero molto amico di Rosario Bentivegna (il partigiano che partecipo' all'azione di via Rasella, ndr): non si aspettavano, dopo via Rasella, che e' stata un'azione militare e non un attentato perche' eravamo un paese occupato, una risposta del genere. Altro che rappresaglia, quello delle Fosse Ardeatine e' stato assassinio in piena regola".
D'altronde, ricorda Francesco Polcaro, presidente dell'Anpi di Roma, "lo stesso Kesserling, a una domanda esplicita dei giudici, disse che non aveva dato alcuna notizia della rappresaglia dopo via Rasella. I nazisti - aggiunge - temevano una reazione dei partigiani per la rappresaglia e l'assalto ai camion che avrebbero trasportato i prigionieri. Kappler temeva un'insurrezione popolare e tratto' con lo Stato maggiore perche' all'inizio Hitler aveva chiesto di uccidere 1000 italiani per ogni tedesco assassinato. Fu Kappler che, anche per motivi logistici, fece scendere il numero a 10". Dopo l'indignazione, la riflessione: "Priebke nel video-testamento tende a difendersi sapendo pero' perfettamente di essere in malafede - dice Rendina - Ci si puo' infatti rifiutare di commettere un crimine". E Polcaro chiede di abbassare i riflettori: "ormai sulla morte di Priebke e' stato detto fin troppo. Il rischio e' quello di cadere nella rete dei supporter del nazismo che vogliono usare la sua morte per propagandare le loro idee. Voglio ricordare che Priebke faceva parte del gruppo di torturatori di via Tasso, e fu lui a inventare alcuni tipi di tortura, tipo quello di iniettare ai prigionieri una dose esagerata di vaccino antivaiolo che provocava grandi febbri e atroci dolori. E' stato un criminale di guerra della dittatura piu' spietata che la storia ricordi e non si e' pentito". Ma le parole dell'ex Ss, ripete come un mantra Rendina, "non toccano minimamente il valore della Resistenza".