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Torna Robocop, guarda al futuro con paura

Il futuro dell'America 06 febbraio, 20:57

di Alessandro Carlini

E' un futuro distopico quello descritto nel nuovo Robocop ma con tutte le paure del nostro tempo, dall'uso dei droni nei conflitti, al rapporto psicologico dell'uomo con la tecnologia, al confine fra sicurezza e libertà, e autorità e coscienza personale. Torna così sui grandi schermi il film culto degli anni Ottanta, con un 'remake' presentato oggi a Londra e che domani uscirà nelle sale italiane in 350 copie da Warner Bros. Le premesse ci sono tutte per non deludere: la vicenda è sempre quella dell'agente Alex Murphy, poliziotto che diventa cyborg, questa volta però con un cast molto più quotato della versione originale, con Joel Kinnaman come protagonista, Gary Oldman, Michael Keaton e Samuel L. Jackson. Il regista brasiliano José Padilha ha, in alcuni aspetti, voluto essere fedele al primo Robocop del 1987, diretto da Paul Verhoeven: tanti sono i 'tributi' all'interno della pellicola, dalla scelta di Detroit come città in cui si svolge l'avventura, ai mostruosi robot a difesa della multinazionale che costruisce robot (nell'originale Ocp, nel remake OmniCorp) e realizza il suo modello più avanzato, per appunto Robocop, parte macchina e parte uomo, ricavata dal corpo orribilmente mutilato di Murphy. Ma è lo stesso regista ad affermare di essere andato oltre.

''E' un dramma esistenziale sul processo di trasformazione dall'uomo alla macchina - ha sottolineato - ed è molto politico perchè parla della guerra e fa interrogare sull'uso delle macchine, e sulla autonomia dei droni nei conflitti''. Il nuovo film infatti immagina il mondo nel 2028 e si apre in una Teheran invasa dalle truppe Usa che ne pattugliano le strade con inquietanti robot che incutono timore alla popolazione. C'è meno ironia rispetto al film degli anni '80 e più introspezione, anche se le scene d'azione restano predominanti e non mancano dettagli molto crudi. ''Se il primo Robocop era contro le multinazionali in questo caso l'attenzione si sposta sugli Stati e le loro politiche'', ha aggiunto il regista. La OmniCorp, che realizza e promuove queste armi del futuro, fa di tutto per portarle anche sul suolo americano e usarle in funzione anticrimine. E' lì che il poliziotto Murphy, ferito gravemente in un attentato nella sua Detroit, diventa la 'cavia' migliore per l'esperimento rivoluzionario: creare un robot che abbia però sensibilità umana e diventi il terrore di tutti i criminali. E lo scienziato a realizzarlo è uno straordinario Oldman, che offre una interpretazione psicologica molto intensa del rapporto con la sua 'creatura'. Il suo personaggio difende da tutti l'umanità di Murphy, anche a costo della sua vita e contro gli interessi della società per cui lavora. ''In questo film non si parla di fantascienza ma dell'oggi - ha detto Oldman - del confine fra sicurezza e libertà, del cinismo dei media''.

E le altre star che si muovono nella pellicola rafforzano la denuncia del regista contro l'arroganza del potere. Michael Keaton è il cinico boss di OmniCorp, mentre Jackson è un conduttore televisivo che difende l'introduzione dei poliziotti robot negli Stati Uniti - ''che non sbagliano o si fanno corrompere'' - con argomenti che molto ricordano quelli della destra americana. Tema centrale del film è anche il dramma dei mutilati in guerra o nella vita quotidiana, che vedono sostituiti i loro arti con delle protesi. ''La scena più difficile è quella in cui vedo quanto rimane di umano nel detective Murphy, dopo che è stato trasformato in un cyborg'', ha detto Kinnaman, il protagonista. Non è un caso se la bella Abbie Cornish, che interpreta la moglie dell'agente, ha ammesso come, per prepararsi a quel ruolo, abbia parlato con donne e uomini che avevano subito gravi traumi in Afghanistan e in Iraq. Le nuove avventure di Robocop, potrebbero non finire qui. Già si parla di un nuovo sequel.

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