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Il grande nemico del 'muro', 'fu opera di Cristo'

Il ruolo del papa polacco nel crollo dei regimi comunisti

03 maggio, 12:45

CITTA' DEL VATICANO - Il Kgb e i servizi segreti dell'Est europeo sussultarono all'elezione a Papa dell'arcivescovo di Cracovia, il 16 ottobre 1978. Il generale Wojciech Jaruzelski ricorda che l'elezione fu per gli alleati del Patto di Varsavia ''un dito nell'occhio''. Ma neppure le loro peggiori previsioni avrebbero potuto immaginare quanto un papa polacco avrebbe fatto per il crollo dei regimi comunisti nell'Est Europa. Le prime avvisaglie si sarebbero avute con il viaggio di Giovanni Paolo II in Polonia, nel 1979, e poi con ''l'agosto polacco'' del 1980, dal quale nacque Solidarnosc, il primo sindacato libero in un paese dell'Est europeo. Ancora il generale Jaruzelski, il capo di Stato che nell'81 introdusse in Polonia le leggi marziali, racconta che il governo di Varsavia, una volta eletto Wojtyla, provvide a piazzare in Vaticano una serie di spie: ''sacerdoti polacchi che lavoravano anche per i nostri servizi segreti; leggevo i loro rapporti e sapevo che il Papa cercava di alleviare le sofferenze del suo popolo''.

A sei anni dalla morte e' acquisito il ruolo di Karol Wojtyla-Giovanni Paolo II nel crollo repentino e imprevisto dai piu' dei regimi della ''cortina di ferro''. E' compito degli storici stabilire il peso effettivo del papa slavo. Ma cosa ne pensava l'interessato? ''Non e' stato il Papa, ma il ''cristianesimo'' ad avere ''un ruolo determinante nella caduta del Muro'' e dei regimi comunisti dell'Est. Cosi', in una intervista alla Stampa nel 1993, parla Giovanni Paolo II, che in diverse occasioni ha detto che dietro quell'evento non poteva non essere visto un intervento provvidenziale. Del crollo dei regimi dell'Est papa Wojtyla parla anche nel suo testamento: ''dall'autunno dell'anno 1989 - scrive - questa situazione e' cambiata. L'ultimo decennio del secolo passato e' stato libero dalle precedenti tensioni; cio' non significa che non abbia portato con se' nuovi problemi e difficolta'. In modo particolare - prosegue papa Wojtyla - sia lode alla Provvidenza Divina per questo, che il periodo della cosi' detta ''guerra fredda'' e' finito senza il violento conflitto nucleare, di cui pesava sul mondo il pericolo nel periodo precedente''.

Certo e' che per i governi comunisti europei Wojtyla apparve da subito come il grande nemico. E in Vaticano molti, compreso l'attuale arcivescovo di Cracovia e per 40 anni segretario di Karol Wojtyla, Stanislao Dziwisz, restano convinti che i servizi segreti dei paesi comunisti abbiano armato la mano di Ali' Agca, il killer turco che il 13 maggio del 1981, in piazza San Pietro, ha attentato alla vita di Giovanni Paolo II. Il quale peraltro ha sempre affermato che l'intercessione della Vergine quel giorno lo abbia salvato da morte certa. Lo sconcerto dei governi comunisti all'elezione del papa polacco e' descritto nella biografia di Wojtyla appena pubblicata da Andrea Riccardi. Per Cremlino e Kgb, rileva lo storico cattolico, si tratta di una ''amara sorpresa'' che il KGB attribuisce alla ''azione coordinata di due grandi polacchi americani, il cardinale Krol e il consigliere di Carter, Brzezinski''.

Ma soprattutto, commenta Riccardi, ''i governi comunisti, che avevano controllato in maniera capillare tutta la vita religiosa, non avevano immaginato che dal conclave potesse emergere un papa dell'Est. Fu un errore dovuto alla fiducia nella tradizione del papato italiano e alla incapacita' di attribuire alla Chiesa cattolica una forza di immaginazione creativa''. Inoltre i regimi erano incapaci ''di riconoscere al fenomeno religioso una forza di rinnovamento, attribuendogli al massimo il ruolo di ripetizione del passato o una funzione reazionaria''. Una volta eletto papa, invece, Karol Wojtyla, nota Riccardi, ''rivelo' il carattere globalizzante del cattolicesimo, valicando la cosiddetta 'cortina di ferro' e facendo emergere legami molto vivi tra i cristiani dell'Est e Roma, non spezzati da piu' di tre decenni di comunismo''. Tra le immagini simbolo del pontificato di Wojtyla resta certamente quella del 23 giugno 1996, quando il papa polacco passa attraverso la porta di Brandeburgo, ridiventata porta, dopo essere stata, commento' il Papa, ''murata dai tiranni comunisti: poiche' avevano paura della liberta' gli ideologi trasformarono una porta in un muro''.

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