Ai suoi funerali i potenti di tutto il mondo
03 maggio, 13:04CITTA' DEL VATICANO - ''Arriva lo Spirito Santo'', amava dire Giovanni Paolo II quando, durante una cerimonia, si levava il vento. E il giorno dei suoi funerali, l'8 aprile 2005, il vento si alzo' forte, quando la bara di cipresso col corpo del Papa usci', portata a spalla, su piazza San Pietro, facendo svolazzare le vesti rosse del lutto papale dei cardinali e sfogliando le pagine del Vangelo posato sul feretro, fino a chiuderlo. ''Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice'', disse, applauditissimo, alla fine dell'omelia il cardinale Ratzinger, che nella sua qualita' di decano del Collegio cardinalizio, presiedette il rito. Alle esequie parteciparono 46 capi di Stato e 8 vice-capi di Stato, 17 primi ministri e 4 vice-primi ministri, 3 principi ereditari, 13 responsabili di organizzazioni internazionali, a partire dal segretario dell'Onu, Kofi Annan, e tanti ministri.
Piu' di quanti se ne fossero mai visti insieme a una assemblea dell'Onu: kefiah sauditi e turbanti neri iraniani che salutano kippa ebree; cattolici, luterani, anglicani, musulmani, ebrei, buddisti: tutti insieme attorno alla bara del Papa. Trecentomila fedeli riuscirono ad arrivare a San Pietro e a riempire la piazza, via della Conciliazione e anche il lungotevere fino a Castel S. Angelo. Molti i giovani. Su tutti sventolavano bandiere di ogni dove: Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Usa, Romania, Croazia, Libano, Nigeria, Kosovo, Samoa. Ma le piu' numerose erano quelle polacche. Stanislaw Dziwisz, il segretario di Wojtyla fin dai tempi di Cracovia, era seduto, in lacrime, tra i prelati del Vaticano, come prefetto aggiunto di Casa pontificia, allora sua carica ufficiale. Alle sue spalle i volti pallidi di Angelo Gugel, il cameriere, e delle suore polacche dell'appartamento. La ''famiglia'' del Papa.
La commozione passo' anche sul volto di re Juan Carlos e dello stesso cardinale Ratzinger. E su quelli dei quasi 4.000 giornalisti che seguirono la cerimonia. ''Santo subito'' c'era scritto su uno striscione e anche sul fianco di una delle torri costruite dal Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, per ospitare centinaia di televisioni e di fotografi di tutto il mondo. Nella sua omelia il cardinale Ratzinger indico' nel 'Seguimi'' che Gesu' rivolse a Pietro dopo la Risurrezione, la ''chiave'' per capire la vita del Papa. Al ''Seguimi!'' - sottolineo' il cardinale tedesco - Giovanni Paolo II obbedi' da vescovo e poi da Papa, quando ''ha potuto portare un peso, che va oltre le forze puramente umane: essere pastore del gregge di Cristo, della sua Chiesa universale''.
''Nel primo periodo del suo pontificato il Santo Padre, ancora giovane e pieno di forze, sotto la guida di Cristo andava fino ai confini del mondo. Ma poi sempre piu' e' entrato nella comunione delle sofferenze di Cristo''. ''E proprio in questa comunione col Signore sofferente ha instancabilmente e con rinnovata intensita' annunciato il Vangelo, il mistero dell'amore che va fino alla fine''. ''Per tutti noi - concluse Ratzinger, che ancora non lo sapeva, ma da li' a poco avrebbe preso il posto di Wojtyla - rimane indimenticabile come in questa ultima domenica di Pasqua della sua vita, il Santo Padre, segnato dalla sofferenza, si e' affacciato ancora una volta alla finestra del Palazzo Apostolico e un'ultima volta ha dato la benedizione Urbi et orbi. Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice''.