Giovanni Paolo II consapevole icona multimediale
03 maggio, 12:33CITTA' DEL VATICANO - Lo ha detto dall'inizio del suo pontificato: ''La Chiesa deve servirsi di piu' e con maggiore competenza dei mezzi di comunicazione sociale per la diffusione del Vangelo''. Lo ha fatto in ogni modo e con ogni mezzo: tv, cinema, radio, videocassette, foto, cd, internet, persino sms, diventando una vera e propria icona multimediale. Giovanni Paolo II e', senza dubbio, il Papa del mondo della comunicazione globale, e questa sua attenzione per il mondo dei media e' stata ricambiata. E' stato il Papa dei bagni di folla nei viaggi e dei grandi concerti rock - salendo sul palco con Bob Dylan - delle dirette televisive - come quella mondiale accanto a Fidel Castro a Cuba - degli abiti 'di scena' - come il mantello di lurex che indossava quando ha aperto la Porta Santa per il Giubileo.
Protagonista di rituali celebrazioni televisive dai grandi ascolti - dalla Via Crucis al messa di Natale - ha anche recitato il Rosario in mondovisione con 18 satelliti collegati con sedici santuari mariani, e' atterrato con l'elicottero nelle Filippine dove lo aspettavano 4 milioni di persone, ha telefonato in diretta a Bruno Vespa mentre si parlava di lui a 'Porta a porta', e' apparso - primo Papa della storia - insieme ai bambini dalla finestra di Piazza San Pietro, ha scagliato il suo anatema contro i mafiosi dalla valle dei Templi in diretta tv, ha dispensato consigli su Internet inaugurando il primo sito del Vaticano, ha cantato in un cd, e inviato suoi 'pensieri' via Sms. Scelte consapevoli, perche' di comunicazione il Papa ha anche parlato molto, sottolineandone luci ed ombre, esaltandone le potenzialita' o condannando per la scarsa moralita' i vari mezzi.
''I mass-media - diceva nell'81 nel consueto messaggio per la giornata della Comunicazioni sociali - contengono un immenso potenziale di universale comprensione, ma occorre anche riflettere sui rischi che presentano per la liberta' umana e per la pace''.Per questo chiese gia' nell'82, l'elaborazione di un codice di deontologia giornalistica. ''I mezzi di comunicazione - scriveva - devono essere al servizio della liberta' e della verita'''. Mentre, sottolineava tre anni dopo, una parte della stampa contiene anche ''microbi di morte'' soprattutto per i giovani a cui questo Papa ha sempre guardato con attenzione cercando di entrare nella loro lunghezza d'onda.
Insomma per Giovanni Paolo II i mass media sono anche strumenti di cui si avvale ''il peccato'', imponendo a volte ''modelli di comportamento aberranti'', con un eccesso - da lui condannato - di violenza e sesso. Per questo era a suo avviso addirittura ''un dovere'' proclamare il messaggio cristiano attraverso la tv, perche' tutti gli uomini ''hanno il diritto di ascoltare il messaggio di salvezza di Cristo''. Raggiungere tutti, ovunque, in ogni modo: questo voleva Giovanni Paolo II, e allora per un Papa che non ha disdegnato nessun mezzo di trasporto - dall'aereo su cui c'erano conferenze stampa con i giornalisti, all'elicottero, alla funivia, al treno - non poteva esserci niente di meglio del computer, con cui ''la Chiesa puo' piu' rapidamente informare il mondo del suo credo e spiegare le ragioni della sua posizione su ogni problema ed evento''. Il Papa e' anche arrivato al punto di invitare la chiesa a farsi ispiratrice e mecenate di coloro che lavorano nei media, cosi' come a produrre e usare le videocassette, a fare i missionari attraverso radio e giornali. Insomma il cattolicesimo, secondo il Papa, doveva esso stesso offrire ''soggetti, idee, storie'' a cinema e tv, instaurando con questi mezzi ''un rapporto creativo''. Salvo poi proporre un ''digiuno quaresimale dalla tv'', e denunciare con forza - negli ultimi anni - i rischi di ''monopolio mediatico sostenuto da forti interessi commerciali'' in un mondo ''dominato dalla globalizzazione''. Nell'era digitale - ha sostenuto Giovanni Paolo II - troppi rischi attentano all'informazione e per questo ha chiesto strumenti culturali che mettessero le persone in grado di avere un atteggiamento critico, fino ad arrivare alla richiesta di un ''comitato di etica dei media''.