Mugabe: a San Pietro dittatore sotto sanzioni
Ci sarà anche rappresentante Taiwan che Vaticano riconosce
03 maggio, 12:41di Marina Perna
ROMA - Il ''padre padrone'' dello Zimbabwe era ai funerali di papa Wojtyla e non vuole certo mancare la cerimonia della sua beatificazione. E cosi', come avvenne 6 anni fa per le esequie di Giovanni Paolo II, Robert Mugabe volera' a Roma per prendere posto tra le fila delle 62 delegazioni annunciate sul sagrato di San Pietro. Non senza creare qualche - se non proprio problema - imbarazzo. Su Mugabe, accusato da piu' parti di essere un sanguinario dittatore senza scrupoli, pesano infatti le sanzioni decise anni fa dall'Unione europea e prorogate pochi mesi fa: un pacchetto di misure che oltre a congelare i suoi beni, impedisce a lui e alla sua famiglia di viaggiare nel vecchio continente. Ma che anche questa volta, come accadde per i funerali di Wojtyla, Mugabe potrebbe riuscire a ''dribblare'', aggirando l'ostacolo grazie alle deroghe previste dalle sanzioni per ''ragioni umanitarie, obblighi religiosi o partecipazione a summit internazionali''.
E saranno proprio quegli ''obblighi religiosi'', cosi' come avvenne nel 2005, a fornire al contrastato presidente dello Zimbabwe - che si professa cattolico - il ''lasciapassare'' ad entrare in Italia e quindi nello spazio Ue. Se e' vero infatti che la sua destinazione e' la Citta' del Vaticano, enclave extra-territoriale, e' altrettanto vero che per arrivarci dovra' transitare (e forse anche soggiornare) a Roma. Ma senza trovare ''intoppi'', grazie a quanto previsto dal Concordato che obbliga l'Italia a far passare sul suo suolo personalita' dirette al Vaticano ed in base alla quale l'Italia avrebbe gia' chiesto ai partner europei - secondo quanto appreso a Bruxelles - il via libera al rilascio del visto ad 'hoc'. Insomma, almeno sulla carta, non ci sarebbero motivi contrari al ''nulla osta''.
Cosi' come avvenne non solo per i funerali di Wojtyla ma anche per il Vertice Fao del 2009 quando il dittatore ormai quasi 90enne con un trentennio di potere incontrastato alle spalle nel suo paese, atterro' - usando quella volta la ''stampella'' della partecipazione ai vertici internazionali - a Roma con una delegazione di 60 persone. E tuono' proprio contro le sanzioni al suo paese: ''illegali, inumane, unilaterali'', disse Mugabe che nelle ultime settimane e' tornato alla ribalta delle cronache anche come possibile ''candidato-ospite'' di un eventuale esilio di Gheddafi. Ma se i riflettori si puntano su Mugabe - accusato dall'Ue per ''assassinii, violenze, intimidazioni, molestie e brogli'', tanto per citare solo alcune delle ''ombre'' che gravano su di lui - la beatificazione di Giovanni Paolo II, di ''questioni'' diplomatiche ne potrebbe riservare altre.
Come la presenza, che figurerebbe tra le personalita' previste dal Vaticano, di un rappresentante del governo di Taiwan (dovrebbe trattarsi del ministro dell'Interno): il Vaticano e' tra i pochi paesi (25 in tutto) al mondo e l'unico tra quelli europei ad avere relazioni con l'Isola del Mar cinese meridionale considerata da Pechino una sua provincia, seppur ribelle. C'e' poi anche la notizia rimbalzata stasera dalla Turchia secondo la quale Ali Agca, artefice dell'attentato a Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981, vorrebbe venire a pregare sulla sua tomba: il suo avvocato ha fatto sapere che l'ex ''lupo grigio'' ha presentato richiesta di visto presso le ambasciate italiana e portoghese ad Ankara ma, al momento, le autorità italiane non hanno fornito alcuna risposta all'istanza.