Roberta Ragusa: la procura, processate il marito
Depositata relazione finale CC, c'è anche contributo esperti Ros
26 marzo, 18:59di Gabriele Masiero
''Ormai siamo convinti del nostro lavoro e chiederemo il rinvio a giudizio per Antonio Logli con l'accusa di omicidio''. Esce allo scoperto il procuratore di Pisa Ugo Adinolfi e dopo la consegna, avvenuta nei giorni scorsi, della relazione conclusiva dei carabinieri sulle indagini che scadono il 17 aprile, rivela i prossimi passi dell'inchiesta per la scomparsa di Roberta Ragusa, l'imprenditrice pisana svanita nel nulla la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. E' il marito il maggiore indiziato per la sua scomparsa, e la procura chiederà che venga processato.
''Siamo convinti - sottolinea Adinolfi - che il lavoro fatto non lasci spazio ad altre interpretazioni e riteniamo dunque di avere gli elementi per sostenere l'accusa''. Al lavoro conclusivo dei carabinieri hanno collaborato anche i militari del reparto crimini violenti del Ros, guidato da Vincenzo Molinese, nato il 15 novembre 2011 con scopi puramente investigativi. Il loro lavoro ha affiancato quello dei colleghi del Nucleo investigativo pisano, scrutando in controluce Logli e analizzando, in filigrana, le sue mosse ma anche la sua condotta.
C'è scritto questo nella relazione finale che supporterà la richiesta di rinvio a giudizio della procura. Una ricostruzione fattuale che mette in evidenza gli indizi di colpevolezza raccolti a carico di Logli, dai quali emergerebbe ''un quadro convergente'' di responsabilità per la scomparsa della moglie e che, allo stesso tempo, esclude che la donna possa essersi allontanata volontariamente: dalle testimonianze raccolte, alle scoperte fatte nel corso delle indagini, fino ai suoi silenzi in auto quando, sapendo di essere intercettato, evitò di rispondere per ore alla figlia che gli chiedeva spiegazioni sull'assenza della madre.
Analisi, ma anche riscontri: come la simulazione fatta da Logli, e documentata dagli inquirenti, del suo avvistamento così come lo aveva raccontato il supertestimone Loris Gozi. Il marito di Roberta Ragusa, infatti, si colloca esattamente nel punto in cui disse di averlo visto Gozi, eppure lui di quella testimonianza non era a conoscenza. Fino al tentativo, ritenuto maldestro, di inquinare le prove ordinando all'amante Sara Calzolaio di distruggere i telefonini utilizzati per parlarsi negli 8 anni della loro relazione clandestina.