di Paolo Petroni
Raramente miti non di matrice classica hanno avuto la persistenza di quello della Papessa Giovanna, che la storia smentisce ma che ha dato adito nel tempo a mille cronache, interpretazioni, racconti (da Boccaccio a Apollinaire o Lawrence Durrell) e film ('La papessa' di Sonke Wortman nel 2009) oltre a saggi e a venir rappresentata su una carta dei Tarocchi come secondo Arcano maggiore. La leggenda, ampiamente diffusa a partire del XIII secolo, vuole che, piu' o meno dall'853 all'855 (anno in realta' della morte di Leone IV) una donna travestita da uomo sia stata eletta Papa e abbia governato la Chiesa, finche', durante una processione, colta da dolori e portata dentro San Clemente, dette alla luce un figlio suscitando le ire dei fedeli.
Giovanna sarebbe stata una giovane di origine inglese ma nata a Magonza che, innamorata di un giovane dedito agli studi, per stargli vicino ebbe l'idea di travestirsi da uomo e farsi studiosa anch'essa. I suoi studi teologici ebbero presto gran rinomanza e la portarono, sempre col suo uomo e travestita, prima a Atene e poi a Roma, accolta con tutti gli onori in Curia tanto da venir poi eletta Papa col nome di Giovanni VIII (nome che prendera' in verita' il Papa di origine longobarda eletto nel 872). Anche in questa veste non rinuncio' all'amato, con i risultati che si son detti. Sulla sua fine le leggende sono varie: si dice che venisse legata per i piedi a un cavallo e trascinata fuori dalle mura.
Per altre versioni, venne lapidata dalla folla e inumata sul posto, ricoperta con una pietra con inciso il misterioso versetto: ''Petre Pater Patrum Papissa Pandito Partum''. Da allora, e anche questa e' una leggenda, ai riti di consacrazione di un nuovo papa se ne sarebbe aggiunto uno per verificare la virilita' del prescelto, come troviamo raccontato pure in un sonetto del poeta romano Belli dedicato proprio a 'La Papessa Ggiuvanna' e che finisce: ''D'allora st'antra sedia sce fu mmessa / pe ttasta' sotto ar zito de le voje / Si er Pontefice sii Papa o ppapessa''.
La sedia cui si allude erano in realta' due sedie imperiali da parto, in marmo rosso, utilizzate nella liturgia dell'elezione papale, che si svolgeva allora in Laterano. In nome dell'idea di Mater Ecclesia, o per rituali antichi di cui si era perso il senso, come testimonia anche lo storico medievalista Alain Boureau, il neoeletto doveva assumere la posizione della partoriente mentre gli venivano consegnate le Chiavi di Pietro. La curiosa cerimonia s'interruppe nel 1304, quando i papi si trasferirono ad Avignone, ma pare venisse ripresa col ritorno a Roma, restando in vigore fino al 1513. Oggi quelle sedie col buco (che ispiro' i versi del Belli) sono una al Louvre e l' altra al Museo Pio Clementino Vaticano.
Boureau, autore di un libro sulla Papessa edito in italiano da Einaudi, si interroga su come sia stato possibile che, per cinque secoli, la leggenda di Giovanna abbia percorso da un capo all'altro la cristianita', alimentando la perenne controversia sulla legittimita' del potere papale da parte degli ordini mendicanti, poi degli eretici quattrocenteschi e infine di Lutero e del protestantesimo. Per lo storico francese la vicenda offre diverse letture, dalle feste di inversione carnevalesca alle lotte medievali contro l'influenza delle badesse, ma soprattutto ne identifica i motivi profondi in uno dei tabu' piu' radicati e meno esplorati del cattolicesimo: il divieto del sacerdozio femminile, che sessualizza di per se' la figura del prete e, assieme, nega la sessualita' dei ministri di Dio. Oggi l'idea di Mater Ecclesia la troviamo simbolizzata nelle sculture alla base delle colonne del baldacchino dal Bernini in San Pietro, con sei volti di donna in diverse fasi del parto piu' un sorridente neonato, quasi a esorcizzare la storia della papessa.