Italia ancora Paese di casalinghe, sono 7,5 milioni
Restano difficoltà su lavoro. Donne scoraggiate doppio di uomini
07 marzo, 21:05ROMA - Arriva un altro 8 marzo ma le barriere tra le donne e il lavoro restano. Nell'ultimo anno sono aumentate le disoccupate, sono diminuite quelle che un posto ce l'hanno e così l'Italia si risveglia con oltre un milione di scoraggiate e più di due milioni di ragazze under35 che né studiano e né lavorano.
L'esercito delle casalinghe ha quindi di che alimentarsi: nonostante i 'tempi moderni' nel 2013 si contano ancora 7 milioni 562 mila massaie. Una cifra appena limata a confronto con il 2012 (-1%), ma che la dice lunga su come sia difficile per le donne entrare nel mondo del lavoro. Infatti il numero delle occupate non si discosta poi di tantissimo (9,3 milioni). Insomma dai dati dell'Istat, elaborati dall'ANSA, sembrerebbe che la Penisola tutto sia tranne che un Paese per donne. Una realtà che appare immune dai tanti cambiamenti che hanno toccato la società negli ultimi anni. Nell'immaginario comune le casalinghe farebbero parte di un'epoca ormai sorpassata, incastonate in case dove magari non era ancora arrivata la tv.
Ma oggi, con internet e tablet, stona pensare a donne dedite esclusivamente alle faccende domestiche. Anzi, tra loro non mancano le giovani, visto che quasi 700 mila sono sotto i 35 anni.
Tutte quante rientrano nella vasta area 'grigia' dell'inattività: un limbo che raccoglie coloro che né hanno né cercano un lavoro. Una schiera diversificata, che include anche gli studenti e i pensionati. Ma che in un periodo di crisi ha visto crescere la quota dei disillusi, di tutte le persone che hanno rinunciato a cercare un posto perché pensano di non trovarlo. Tra loro le donne sono la maggior parte: nel 2013 se ne contano 1 milione 178 mila, quasi il doppio rispetto agli uomini. C'è inoltre una zona di disagio forte, che vede 2 milioni 19 mila ragazze under35 fuori sia dal mondo del lavoro sia da percorsi di formazione. Tutte giovani donne che rischiano di trasformarsi in una generazione persa. E anche in questo caso la componente femminile supera quella maschile. Soprattutto 'la questione femminile' finisce per impattare sull'intero sistema Paese. ''La maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la loro valorizzazione professionale sono condizioni irrinunciabili per la crescita del nostro Paese'', sottolinea il ministro del Welfare Giuliano Poletti, ricordando la distanza che ''ancora separa l'Italia dalla media europea in termini di tasso di occupazione femminile''.
A proposito la leader della Cgil, Susanna Camusso, lancia una proposta: ''l'estensione della tutela della maternità a tutte le lavoratrici''. Eppure non è il coraggio a scarseggiare, se, stando ai dati di Unioncamere, lo scorso anno un'azienda ogni quattro ha visto alla guida un'imprenditrice, con punte del 30%, e questo potrebbe stupire, in province del Sud come Avellino e Benevento. Notizie non proprio positive giungono invece dall'Inail, che fa sapere come nel 2012 le lavoratrici abbiano subito un terzo del totale degli infortuni registrati. Un dato complessivo che è in calo, anche se il ribasso si fa sentire più sugli uomini (-11,2%) che sulle donne (-5,7%).