INTERVISTA: Nuzzi, capire limiti umile, rivoluzionario
11 febbraio, 17:48di Alessandra Magliaro
ROMA - Ha indagato sulla nomenklatura del Vaticano, sugli intrecci economici dello Ior e dato il via al cosiddetto Vatileaks. Oggi, commentando la notizia clamorosa delle dimissioni di Benedetto XVI, Gianluigi Nuzzi, giornalista milanese, 44 anni con la vocazione dell'inchiesta scomoda pensa che il gesto "sia rivoluzionario così come rivoluzionario è stato il suo papato, conservatore ma al tempo stesso innovativo". I motivi delle dimissioni sono "vari. Innanzitutto una malattia: alla storia che sia sano non ci credo, ho notizie ben diverse e gravi, anche più di una leucemia di cui si vocifera, ma non significa che la malattia sia la causa principale, io credo piuttosto ad un insieme di elementi che lo hanno sopraffatto e per i quali ha fatto un gesto che considero di grande umiltà, riconoscendo i propri limiti, una cosa di rottura in tempi in cui c'é chi si bullona alle proprie poltrone". Un attimo dopo le dimissioni era partita la macchina della dietrologia, "inevitabile, dalla pedofilia in poi si può dire qualunque cosa", risponde l'autore di Vaticano spa e Sua Santità (Chiarelettere), libri, sottolinea, che miravano ad "accelerare la trasparenza non a colpire il Papa".
"Su di sé, contro di sé, Ratzinger è riuscito a coagulare in questi anni forze varie dentro e fuori le mura, conflitti che non è riuscito a gestire, divenendo supino su scelte di altri. Per la curia romana, e il Vatileaks lo testimonia, è un periodo difficile, di scontri e veleni, il Papa - dice all'ANSA Nuzzi - non è riuscito a cambiare il segretario di Stato, il cardinale Bertone, persona quanto più lontana da lui, espressione di quello che Ratzinger ha definito un grande difetto per gli uomini di chiesa ossia l'ambizione al potere, e così ha fatto un passo indietro, dimettendosi lui. E, aggiungo, non curandosi delle dietrologie che avrebbe scatenato. C'é poi tra gli elementi che contribuiscono ad un quadro pesante da sopportare anche quello di una Chiesa che sta cambiando, che vede in crisi il sistema socio-economico proprio dei paesi più tradizionalmente cattolici, con la crisi delle vocazioni e dei fedeli".