ANALISI 'Suo' Concilio eredità
20 febbraio, 16:57di Giovanna Chirri
La Chiesa di Roma chiamata alla universalità, la "delicatezza di padre" di Paolo VI, l'emergere al Concilio delle Americhe e delle esigenze dei popoli di Africa e Asia. Le conversazioni con De Lubac, Danielou, Congar. Le "liturgie parallele". Il Concilio dei media che non "si è realizzato" e "il vero Concilio che man mano si realizza e diventa vero rinnovamento". C'é tutto questo e molto altro nelle parole del Papa per l'ultimo incontro con i suoi parroci, l'ultimo prima della rinuncia al pontificato. "Non potevo preparare un grande discorso ma piuttosto pensare a una piccola chiacchierata", ha spiegato Benedetto XVI prima di regalare al "suo clero" una appassionata ricostruzione di cosa è stato il Concilio, quello "vero, che si realizza" e porta al "rinnovamento", e non quello "dei media", "che era dominante e ha creato tante calamità".
Con la rassicurazione che la Chiesa non è sola nel realizzarlo: "anche se mi ritiro adesso in preghiera sono sempre vicino a tutti voi e voi sarete vicini a me, anche se per il mondo rimango nascosto". Come ieri durante la liturgia delle ceneri anche questa mattina nell'aula Paolo VI papa Ratzinger è quasi l'unico che non piange, mantiene tutta la sua lucidità e parlando a braccio, con passione e sapienza, per circa tre quarti d'ora, lascia la sua eredità: "Cinquanta anni dopo il Concilio vediamo come quello virtuale si rompe e si perde, e appare il vero Concilio con la sua forza spirituale. E' nostro compito - esorta - di lavorare perché la forza dello Spirito Santo si realizzi". Nelle sue intenzioni è una "chiacchierata", e ne viene fuori una testimonianza unica. "E' un dono della provvidenza", esordisce, che "prima di lasciare il ministero petrino" incontri i suoi parroci: "la universalità del clero di Roma" é "universalità della Chiesa". Poi l'aneddoto del famoso testo che, giovane teologo, scrisse per una conferenza del cardinale Frings, e che questi tenne a Genova, in preparazione al Concilio. Il testo piacque all'arcivescovo, ma anche a papa Giovanni. E mentre Fringes temeva che gli sarebbe costato la porpora, suscitò l'approvazione di Roncalli e sdoganò il giovane Ratzinger come perito conciliare.
Gli incontri con i protagonisti, il clima di "entusiasmo", "i protestanti che facevano le grandi scoperte, mentre i cattolici si sentivano un po' handicappati dalla necessità di sottomettersi al magistero". "Una battaglia pluridimensionale in cui Paolo VI "mostra tutta la delicatezza di padre e il rispetto per il Concilio". Anche la pazienza di papa Montini che arriva a far scegliere tra 14 versioni di una stessa formula per una Costituzione conciliare: ne verrà fuori la affermazione che "la certezza della fede non nasce soltanto da un libro isolato ma ha bisogno del soggetto Chiesa illuminato" e sorretto "dallo Spirito Santo". I documenti del Concilio che ancora devono dare frutto, la profezia nel dialogo con ebrei e con l'islam, "una cosa che allora non abbiamo tanto capito, oggi sappiamo quanto era necessaria". Il concetto di "sovranità popolare" e di un "noi" della Chiesa fondato solo sull'essere un gruppo umano". I nuovi popoli "entrati con forza nel Concilio", "non solo gli americani, ma anche l'America Latina", e poi "anche Asia e Africa, così sono cresciuti i problemi che devo dire - osserva il Papa - all'inizio noi tedeschi non avevamo visto". E il "concilio dei media", che era quasi un Concilio per sé, immediatamente efficiente, e quello che arrivava al popolo, non quello dei padri". Tra teologia e cronaca, ricordi e passioni, spiegando le Costituzioni conciliari e raccontando una esperienza unica, l'ex giovane perito conciliare, ex "panzercardinal" e fra poco ex papa ha consegnato alla sua Chiesa non tanto ricordi quanto un messaggio. (giovanna.chirri@ansa.it)