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Campidoglio si illumina per i bambini della Siria

All'iniziativa organizzata da 'Save The Children' prendono parte il sindaco Marino, l'attrice Isabella Ferrari e il musicista Allevi

14 marzo, 20:48
Campidoglio illuminato per i bambini della Siria Campidoglio illuminato per i bambini della Siria
Campidoglio si illumina per i bambini della Siria

Il Campidoglio si illumina "per i bambini della Siria" con luci rosse e candele. All'iniziativa organizzata da 'Save The Children' prendono parte il sindaco Ignazio Marino, l'attrice Isabella Ferrari e il musicista Giovanni Allevi. In piazza del Campidoglio c'è anche un pianoforte. "Siamo qui perché vogliamo portare all'attenzione della nostra città, all'attenzione di tutta l'Italia, il dramma che sta vivendo la popolazione siriana. Lo facciamo questa sera, nella giornata in cui cade il terzo anniversario dell'inizio del conflitto armato in Siria - ha spiegato Marino -. Di fronte alla tragedia umanitaria che sta vivendo la popolazione civile, che stanno vivendo i bambini siriani, questa sera vogliamo far sentire anche la nostra voce, vogliamo ricordare il nostro impegno. Vogliamo far sentire la voce di Roma, di una città profondamente legata alla storia dei popoli. La voce di una città sensibile e attenta a ciò che accade nel mondo. Per questo ci uniamo all'appello e alla grande mobilitazione globale promossa da Save the Children".

Tre anni di conflitto - Oltre 4,3 milioni di bambini sfollati interni, intrappolati nel conflitto in Siria, subiscono tutti i giorni le gravi conseguenze di un sistema sanitario al collasso e hanno disperato bisogno di cibo, medicine, supporto psicologico e un riparo sicuro.

Due ospedali su 3 sono distrutti o inservibili, come il 38% delle strutture mediche di base, e quasi tutte le ambulanze. La metà dei medici ha abbandonato il paese, altri sono stati uccisi o imprigionati, e tra il personale sanitario rimasto, in media, solo 1 su 300 è un medico in grado di affrontare le emergenze. Ad Aleppo, una città che, secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe avere almeno 2.500 medici, ne sono rimasti solo 36, per assistere più di 2 milioni di persone.

Tra i circa 575.000 feriti nel conflitto, sono tanti coloro che vengono condannati alla disabilità. Molti dei feriti che giungono quotidianamente negli ospedali sono bambini che arrivano spesso con ferite profonde o fratture esposte, e quando mancano i mezzi o le medicine necessarie si è costretti a ricorrere all’amputazione di braccia o gambe, per evitare sanguinamenti letali e poterli così salvare. In uno degli ospedali dove opera Save the Children, il 24% dei pazienti ha meno di 14 anni. In tutto il paese, è più difficile o ormai impossibile fornire cure anche ai tanti bambini con malattie croniche, che sono parte dei 70.000 malati di cancro o dei 5.000 in dialisi, o di quelli affetti da leucemia.

La copertura dei programmi di vaccinazione nel Paese è crollata dal 91% dell’inizio del conflitto al 68% già dopo il primo anno di conflitto, e la polio, che era stata debellata nel 1995, ha oggi contagiato 80.000 bambini e si sta propagando silenziosamente, mentre i casi di morbillo e meningite sono in crescita. Affollamento nei rifugi e condizioni precarie di igiene sono causa dell’impennata dei casi di leishmaniosi - una malattia che colpisce gravemente gli organi interni, produce ulcere e può sfigurare per sempre - passata da 3.000 a 100.000 casi, e si segnala l’aumento delle infezioni gravi alle vie respiratorie, dei casi di dissenteria o di epatite.



Il rapporto - “Un prezzo inaccettabile: l’impatto di tre anni di guerra sulla salute dei bambini in Siria”, è il rapporto presentato oggi da Save the Children - l'Organizzazione internazionale indipendente che lotta dal 1919 per salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti - per fare luce sulle drammatiche conseguenze di un sistema sanitario fatto a pezzi dal conflitto. In Siria i bambini non muoiono più soltanto per le violenze subite ma anche a seguito di malattie e ferite che sarebbero state altrimenti prevenibili o curabili. Ma tra i più vulnerabili, ci sono i bambini non ancora o appena nati. 3 donne su 4 non hanno infatti più accesso all’assistenza per il parto, prima disponibile per chiunque (96%). Per il timore di un travaglio sotto le bombe, è raddoppiato il numero di parti cesarei (passati dal 19 al 45%), che avviene però spesso in condizioni mediche critiche. In una città sotto assedio, si è arrivati al 75% di parti cesarei. I neonati prematuri, o che necessitano comunque dell’incubatore, corrono rischi ancor più gravi, per i frequenti blackout dell’energia elettrica, che in un solo giorno hanno ucciso 5 bambini nell’area nord del Paese. La disabitudine all’allattamento al seno poi, praticato da meno della metà delle madri siriane prima del conflitto, provoca gravi conseguenze perché il latte artificiale non si trova più, e in alcune zone del sud si segnala l’utilizzo di acqua e zucchero per nutrire i neonati. Il collasso del sistema sanitario siriano, che negli ultimi vent’anni aveva contribuito ad abbattere la mortalità infantile fino a 15 bambini ogni mille nati, in linea addirittura con il 4/o Obiettivo di Sviluppo del Millenio, obbliga purtroppo gli operatori sanitari ad eseguire in alcuni casi pratiche mediche brutali ed estreme. Oltre alle amputazioni, evitabili in altre condizioni, l’assenza di anestesia ha spinto alcuni pazienti a richiedere di essere addormentati con il colpo in testa di una barra di metallo, mentre spesso brandelli di vecchi vestiti sono le uniche “bende” disponibili per le ferite e sono veicolo di infezione, o si è costretti a praticare trasfusioni di sangue incontrollate e fortemente a rischio.

Siria: Amnesty, 128 morti di fame in assedio Yarmuk - Sono 128 le persone morte di fame dal luglio scorso nell'assedio da parte delle forze governative del campo palestinese di Yarmuk, a sud di Damasco, secondo un rapporto di Amnesty International. Le forze siriane "usano la fame dei civili come arma di guerra", ha detto Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Nord Africa.

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