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Dieci anni senza la voce di Nina Simone

My baby just cares for me 20 aprile, 17:30

di Elisabetta Malvagna

E' stata una delle artiste piu' importanti del ventesimo secolo, un'icona della musica americana e non solo: il 21 aprile di 10 anni fa moriva in Francia, a Carry-le-Rouet, dopo una lunga lotta contro un tumore al seno, Nina Simone, la sacerdotessa del soul. Cantante, pianista e attivista per i diritti civili, amica di Martin Luther King e Malcolm X, e' stata ed e' ancora oggi fonte di ispirazione per moltissimi artisti. Eunice Kathleen Waymon nasce a Tryon, un paesino del Nord Carolina, il 21 febbraio 1933. Fin da piccola sceglie la musica come mezzo per esprimere i suoi sogni e le sue sofferenze, che hanno origine anche dai pregiudizi razziali del profondo sud. Con le due sorelle forma un gruppo, le Waymon Sisters, con cui si esibisce in chiesa.

E' amata e apprezzata dalla sua comunita', che le paga le lezioni di pianoforte e le permette di proseguire gli studi nella Grande Mela. I club di New York diventano teatro delle sue esibizioni. Siamo agli inizi degli anni Cinquanta. Eunice si appassiona al cinema francese e resta incantata dal fascino senza tempo di Simone Signoret. Tanto da decidere di chiamarsi come lei. Incanta il pubblico con quella voce roca e sensuale, graffiante e al tempo stesso rotonda. Ispirandosi alla grande Billie Holiday, canta pezzi come 'I Loves You, Porgy' di George Gershwin. Un pezzo che inserira' nell'album di debutto, che vede la luce nel 1958. Bisognera' attendere il 1963 per l'arrivo di canzoni-simbolo come Old Jim Crow e Mississippi Goddam, che diventano inni per i diritti civili. Nel 1964 esce uno dei suoi album live piu' convincenti, Nina Simone in Concert: una imprevedibile I Loves you Porgy, una minimalista Pirate Jenny di Kurt Weill e Berthold Brecht, e la versione forse piu' amara di Mississippi Goddam.

Due anni dopo incide Four Women presentando quattro personaggi emblematici della schiavitu', Saffronia, Sweet Thing, Peaches, Aunt Sarah, che diventa il simbolo del femminismo afro. Uscira' nel 1967 Nina Simone Sings the Blues, forse il suo disco piu' famoso. Spirito libero e determinata nelle sue battaglie, lascera' il suo paese, ancora intriso di pregiudizi razziali. Diventa cittadina del mondo, vive in vari paesi, dall'Olanda alle Barbados, dalla Liberia all'Egitto, passando per la Turchia e la Svizzera. Il suo paese pubblica raramente i suoi album. Nei primi anni Settanta sparisce dalla scena, per tornare qualche anno dopo, ma scompare di nuovo alla fine degli anni '80. Fino a quando Chanel sceglie la sua My Baby Just Cares For Me, scritta 30 anni prima, per uno spot. Il brano irrompe al top delle classifiche inglesi. Tornata in auge, pubblica un nuovo disco dall'evocativo titolo 'Nina's Back'. In tanti si sono ispirati a lei: da Mary J. Blige ad Alicia Keys.

Ma anche i cinema la ama. Il personaggio principale del film del '93 Nome in codice: Nina (versione Usa del film di Luc Besson, Nikita) e' una sua grande fan, dalla quale prende ispirazione per il nome in codice. E nel film scorrono le note di tante sue canzoni, da Here Comes the Sun a I Want a Little Sugar in My Bowl. La sua Sinner Man e' la colonna sonora dei titoli di coda di Inland Empire di David Lynch e del film Cellular di David R. Ellis. E il teatro: Valentina Lodovini e' la protagonista del nuovo spettacolo del Teatro dell'Archivolto 'Quando Nina Simone ha smesso di cantare', regia di Giorgio Gallione, in scena fino a stasera a Genova. Un monologo - primo adattamento in Italia di una pie'ce scritta e interpretata in Francia dalla libanese Darina Al-Joundi - che tocca i temi della liberta' e della dignita' della donna.  

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