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Capossela, la Grecia che non si arrende

La violenza del mercato, la distruzione dello Stato Sociale, la preminenza del valore consumo, la dissoluzione di una società millenaria a cominciare dalla cultura e dall'identità. Sono questi, in sintesi, i paradigmi dell'economia della crisi che stanno avvelenando la Grecia, ma in realtà l'umanesimo tutto come conosciuto in Occidente, che il docu-film 'Indebito', diretto da Andrea Segre che lo ha scritto con Vinicio Capossela che ne è anche protagonista, denuncia senza mezzi termini. Prima delle opere italiane, è stata proposta oggi all'esordio del Festival del cinema di Locarno. E dal titolo è chiaro il riferimento: in-debito di aria, di senso, di prospettiva. Ma sulle ceneri del capitalismo - questa la narrazione - la popolazione ellenica non perde la speranza e si affida alle radici, il 'rebetiko', la musica tradizionale non autorizzata e contro il potere. Nata per tramandare le indicibili sofferenze, nel 1922, dei greci ritornati alla loro terra in fuga dagli ottomani dopo l'incendio di Smirne (allora la città oggi turca era cosmopolita ed appartenente ad Atene), è ora utilizzata dai nuovi rebetes, i cantori del blues ellenico, che vogliono dare voce alla povertà e alla disperazione tornata a mordere nel Terzo Millennio come nulla fosse cambiato. E Capossela, che si è poi esibito in un concerto nel Palazzetto Fevi dove è stata proiettata la pellicola, con tre camere a mano e quadrature instabili è andato per taverne (''luogo di incontro vero e di solidarietà'' ha spiegato), strade desolate, case che sono diventati teatri. In una capitale e a Salonicco spettrali per i negozi e le aziende chiuse e l'enorme disoccupazione. Per dire una cosa, anzi due: il popolo non si piega, la rabbia non si placa.

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