"In fatto di psicosi, l'Italia è un
Paese fortunato, perché il tasso di incidenza di questa
malattia, prendendo in considerazione quelli di diverse aree, da
Bologna a Verona e Palermo, è nel complesso inferiore rispetto
ai tassi che si riscontrano a Parigi, Londra o Amsterdam. La
ragione sta nell'uso molto meno diffuso qui che altrove della
cannabis ad alta concentrazione". Lo ha detto Robin Murray,
docente del King's College Londra, esperto di psichiatria.
Sir Murray è intervenuto al primo Venetian Maudsley Forum,
convegno di studi internazionale coordinato dall' Università di
Udine in collaborazione con il Cism, in corso fino al 15
settembre.
Murray si sta occupando delle cause della psicosi, "per la
quale - ha detto - c'è anche una predisposizione genetica, anche
se non si eredita la psicosi, ma la vulnerabilità a questa
malattia".
Tra i fattori che aumentano il rischio di psicosi ci sono
"possibili difficoltà della madre durante la gravidanza che
hanno danneggiato il cervello del neonato, l'aver subito abusi
durante l'infanzia, essere stati colpiti da esperienza di vita
dolorose, l'abuso di cannabis e anfetamine". "Dovunque - ha
proseguito Murray - la cannabis ad alta concentrazione diventa
d'uso comune, aumenta la frequenza della psicosi. Ciò ovviamente
non significa che chiunque usi la cannabis poi sviluppi la
psicosi, così come non tutti coloro i quali bevono alcol
diventano alcolisti, ma sicuramente aumenta il rischio".
Il forum per il professore "è occasione per confrontarci, tra
addetti ai lavori, mettendo sotto la lente le differenze che
esistono tra i nostri Paesi. Tra queste - ha sottolineato - c'è
l'integrazione sociale ad esempio. In Italia, la famiglia è
ancora un punto di riferimento importante mentre a Londra è più
facile trovarsi in una situazione di isolamento sociale. A
Palermo, invece, come conferma mia moglie che è originaria di
quella città, trovarsi 'isolati' è quasi impossibile".
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