Nuovi dettagli hanno permesso di ricostruire con maggiore precisione l’antico passato della Toscana, quando la regione si trovava sott’acqua e vi nuotavano squali, balene, delfini e pesci ormai estinti: utilizzando l’Intelligenza Artificiale, è stato possibile analizzare i denti fossili di squalo rinvenuti negli anni nelle campagne toscane, risalenti all’epoca compresa tra 5 e 2,5 milioni di anni fa e conservati nel Museo Gamps di Scandicci, vicino Firenze.
L’innovativa tecnica, che ha permesso di classificare con precisione i reperti e confrontarli con le specie attuali, è stata applicata dal gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Istituto di Fisica Applicata ‘Nello Carrara’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con la partecipazione di Università di Pisa e Museo Gamps. I primi risultati dell’indagine sono stati pubblicati sul Bollettino della Società Paleontologica Italiana.
“Nel Pliocene, al posto dei campi coltivati si trovava un mare tropicale popolato da piccoli ed enormi squali”, dice Simone Casati, paleontologo e presidente del Gamps, tra gli autori dello studio. “Proprio come accade oggi, questi predatori marini perdevano e sostituivano i denti in modo rapido e continuo – aggiunge Casati – un fenomeno evolutivo che garantisce loro un’alta efficienza nella caccia. I denti, cadendo, si sono depositati nei fondali marini oggi emersi, dove vengono ritrovati, offrendoci uno sguardo su una realtà ambientale completamente diversa da quella odierna”.
I risultati confermano l’utilità degli strumenti basati sull’IA anche nel settore della paleontologia. “Tra le specie abbiamo trovato anche il Chlamydoselachus lawleyi – commenta Casati – noto anche come squalo dal collare, divenuto rarissimo e che ora vive fuori dal Mar Mediterraneo in acque profonde”.
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