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“Una vita spesa per gli ultimi”, la missione in Africa di Padre Cesare Pegoraro tra fede e umanità

PressRelease

“Una vita spesa per gli ultimi”, la missione in Africa di Padre Cesare Pegoraro tra fede e umanità

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Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK

Renzo Pegoraro narra la vita straordinaria di un uomo che ha fatto dell’amore per gli ultimi la propria ragione di esistere

27 novembre 2024, 17:04

NEW LIFE BOOK

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK

La storia dei missionari, in particolare di coloro che hanno dedicato la vita all’Africa, ci parla di un continente segnato da una complessità spesso incompresa. La figura del missionario, come Padre Cesare Pegoraro, se da una parte incarna la vocazione religiosa, dall’altra rappresenta un ponte tra culture, la mediazione e l’interpretazione dell’altro. La narrazione di Renzo Pegoraro, che rievoca la vita di Padre Cesare, ci porta in un mondo fatto di sacrificio, spirito di adattamento e tenacia: lontano dall’essere una semplice biografia, “Una vita spesa per gli ultimi” (Gruppo Albatros il Filo) è la storia di un uomo che, spinto da un amore incondizionato, affronta la marginalità, la diffidenza, le malattie e persino la morte per portare un messaggio di speranza. Nel contesto storico del dopoguerra e della decolonizzazione africana, il lavoro di figure come Padre Cesare assume una dimensione ancora più significativa: in un mondo che si ricostruiva dopo il conflitto globale e che vedeva le giovani nazioni africane lottare per affermare la propria identità, il missionario non poteva limitarsi a portare il Vangelo, ma era chiamato a collaborare alla costruzione di comunità più solida e strutturata, dove l’istruzione, la salute e la dignità umana fossero al primo posto. 
Nato nel marzo del 1934 in un piccolo borgo veneto da una famiglia di umili origini, Padre Cesare Pegoraro è cresciuto tra il rigore del lavoro agricolo e una fede semplice, ma radicata, trasmessagli dai genitori. Da ragazzo di provincia, sceglie di seguire le orme del fondatore di San Daniele Comboni, per fare di sé un ponte tra mondi lontani. Il percorso che lo conduce alla vita missionaria è disseminato da prove e momenti di riflessione: la guerra aveva lasciato cicatrici indelebili, che gli avevano persino impedito di proseguire gli studi. Grazie alla spinta del maestro e del padre spirituale, però, riesce in seguito ad essere ammesso in un importante collegio di Verona, dove cominciano a emergere i primi segni della sua vocazione. L’ordinazione sacerdotale avviene nel 1959, nel Duomo di Milano, da parte del futuro Papa Paolo VI, ma l’arrivo in Africa avverrà soltanto nel 1965, dove Padre Cesare si confronterà immediatamente con le difficoltà tipiche di una terra dove la povertà e le condizioni climatiche ostili si intrecciano con un tessuto sociale complesso. 
La missione di Padre Cesare Pegoraro non si limita alla celebrazione dei sacramenti o alla predicazione, ma si estende alla costruzione di una comunità, materiale e spirituale. In molte occasioni si improvvisa carpentiere, idraulico e mediatore culturale. Non mancheranno momenti di difficoltà e il bisogno di una mediazione con le religioni locali, in particolare con il Vodù, profondamente radicato nella cultura del luogo. Saranno molti, poi, i momenti di profonda prostrazione fisica e psicologica, che però non riescono a scalfire la sua fede. 
Il valore umano e spirituale della missione emerge chiaramente nel racconto di Renzo Pegoraro, che riesce a restituire, con precisione narrativa e profonda sensibilità, la portata di un impegno che va oltre i confini della religione per abbracciare la più ampia dimensione della carità e della dignità umana. Una missione che diventa esercizio quotidiano di amore per l’altro, una ricerca instancabile di significato nel servizio ai più vulnerabili. Renzo Pegoraro riporta con dovizia di particolari numerosi aneddoti che riguardano la permanenza di Padre Cesare in Africa, portando con sé il lettore nei suoi viaggi e nelle sue riflessioni. “Una vita spesa per gli ultimi” intreccia la narrazione storica, la spiritualità e l’umanità del protagonista attraverso lo stile sobrio ma evocativo dell’autore, oltre alle toccanti lettere e fotografie di Padre Cesare. Le descrizioni delle terre africane, infatti, – il caldo opprimente, le piogge improvvise, i villaggi isolati e le tradizioni sconosciute – trasportano il lettore in un mondo lontano e sconosciuto ai più. La fede di Padre Cesare non è mai rappresentata come un dogma rigido, ma come un’esperienza intima e vissuta, continuamente messa alla prova. Renzo Pegoraro dimostra una grande attenzione per i dettagli, sia nella ricostruzione storica che nella caratterizzazione dei personaggi. Ciascuna delle persone citate tra le pagine di questo libro, infatti, offrono il proprio contributo tangibile alla formazione di Padre Cesare, diventando compagni di viaggio, frammenti di un mosaico più grande. 
La storia di Padre Cesare Pegoraro è la testimonianza di una vocazione che non si esaurisce nei confini della religione, ma si espande fino a toccare le radici del nostro essere, lì dove risiedono i valori della giustizia, dell’amore, della compassione. Il suo approccio non vede nelle differenze culturali o religiose un ostacolo, bensì l’opportunità di un arricchimento reciproco. La sua vita incarna quella che oggi definiremmo “interculturalità”: un dialogo autentico e rispettoso che va oltre la mera tolleranza per sfociare in una vera comunione di intenti. Padre Cesare ci insegna che il primo passo per costruire ponti tra mondi diversi è l’ascolto, senza imporre un’unica visione del mondo, ma di essere presenti, osservare e comprendere, accogliendo l’altro nella sua unicità. In un’epoca come la nostra, segnata da conflitti, divisioni e disuguaglianze, il messaggio della sua esperienza missionaria è di straordinaria attualità. La sua parabola dimostra che il cambiamento non avviene solo con gesti eclatanti, ma anche attraverso piccoli atti quotidiani di gentilezza e dedizione. Padre Cesare non ha mai cercato la gloria personale: il suo operato si è sempre mosso in quell’umile zona d’ombra dove prendono forma le vere rivoluzioni. Non può che colpirci profondamente la sua capacità di abbandonarsi alla fede anche nelle situazioni più difficili: la speranza, per lui, non è mai un’illusione vana, ma una forza concreta che alimenta l’azione. In un villaggio senza elettricità o acqua potabile, un pozzo scavato può diventare un simbolo di futuro, una scuola improvvisata un luogo dove nascono nuove possibilità. Nella sua esperienza come missionario, non si è limitato a offrire soluzioni pratiche e a breve termine, ma è stato in grado di portare visioni, insegnando alle persone a immaginare un domani migliore e a credere nella propria capacità di raggiungerlo. Potremo dire che la vera eredità di Padre Cesare non è fatta di edifici o numeri, ma di vite trasformate. La sua opera continua a vivere in ogni gesto di generosità, in ogni sguardo di speranza, in ogni mano tesa verso chi ha bisogno. 
La vita di Padre Cesare Pegoraro si chiude come un cerchio perfetto, lasciando una traccia di profonda umanità e speranza. È impossibile non rimanere toccati dalla forza della sua vocazione e dalla semplicità con cui ha saputo vivere il sacrificio come una condizione naturale, quasi inevitabile, per realizzare qualcosa di più grande. È questa lezione che il libro ci consegna: la possibilità di rendere il mondo un luogo migliore non attraverso miracoli, ma attraverso l’impegno costante, la generosità e la fede nel cambiamento. Terminato il libro, abbiamo la sensazione di trovarci di fronte a un uomo che ha trovato pace nel compimento della propria missione, invasi da un senso di gratitudine per la profondità del suo esempio, che ci invita a guardare il mondo con occhi diversi. 
“Una vita spesa per gli ultimi” è una testimonianza di vita che trascende il tempo e lo spazio: è il monito silenzioso, ma potente, che ci ricorda quanto sia importante non arrendersi, nonostante le difficoltà. Il cammino di Padre Cesare, nelle parole del fratello Renzo Pegoraro, ci insegna che il vero significato della vita non risiede nei risultati materiali, ma nel modo in cui scegliamo di dedicare le nostre energie, la nostra intelligenza e il nostro cuore agli altri. Nella sua semplicità, il suo messaggio è aperto a tutti, trasversale: vivere per gli ultimi significa vivere per ciò che conta davvero

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