Mentre Oliviero Toscani parla della
malattia che lo ha colpito poco più di un anno fa, sono due le
mostre in contemporanea che lo celebrano. Una più classica con
le decine di ritratti dei più grandi protagonisti della cultura
dagli anni '70 in poi, da Mick Jagger a Lou Reed, da Carmelo
Bene a Federico Fellini, e una intera parete con la serie di
fotografie che Toscani ha scattato a Andy Warhol. E, ovviamente,
con tutte le sue campagne più famose che hanno segnato un'epoca
e scosso l'opinione pubblica, come il famoso manifesto dei Jesus
Jeans, Chi mi ama mi segua, Bacio tra prete e suora del 1992, i
Tre Cuori White/Black/Yellow del 1996, No-Anorexia del 2007. E
una più impegnativa, fatta con materiali in parte inediti e un
allestimento particolare e importante: è la mostra al Museum für
Gestaltung di Zurigo dove Toscani aveva studiato subito dopo il
liceo, alla Kunstgewerbeschule, una tra le scuole d'arte più
prestigiose in Europa negli anni '60. E che ha dedicato a
Toscani la prima retrospettiva fatta su un artista vivente. E'
un'esposizione che si sofferta sulle immagini più "sorprendenti,
inquietanti, scandalose" del fotografo che viene introdotta da
avvertimento ai visitatori, in linea con la sensibilità nordica:
"La mostra contiene immagini che alcuni visitatori potrebbero
trovare inquietanti. Bambini accompagnati". E la cui durata è
stata procrastinata per il successo di pubblico.
La prima è invece l'esposizione in corso al Museo Archeologico
Petrone di Vieste. Prodotta da Giuseppe Benvenuto e curata da
Nicolas Ballario, Susanna Crisanti in collaborazione con il Polo
Culturale, "Oliviero Toscani: professione fotografo" ripercorre
la carriera del grande fotografo con oltre 100 fotografie che
mettono in scena la potenza creativa e la carriera di Oliviero
Toscani attraverso immagini più iconiche del maestro della
fotografia.
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