"Avrei preferito non essere qui. E'
morto un collega, un padre di famiglia. Io sono un miracolato.
Con Randazzo non abbiamo litigato, non so cosa sia successo".
Sulla sedia a rotelle, all'uscita di palazzo di giustizia a
Genova, l'operaio rimasto ferito nell'incidente in porto a
Genova la notte tra il 17 e il 18 dicembre spiega così quanto
accaduto. Quella notte il portuale Giovanni Battista Macciò è
stato travolto e ucciso dalla ralla, un mezzo che trasporta i
container, guidata da un terzo camallo, Patrizio Randazzo.
L'operaio ferito è stato sentito in procura per due ore dalla
pm Arianna Ciavattini insieme all'aggiunto Francesco Pinto,
coordinatore del gruppo Salute e Lavoro.
Sulla manovra della ralla ripresa dalle telecamere di
sorveglianza e apparsa 'anomala' agli investigatori, spiega:
"Quel tipo di inversione viene fatta spesso nel piazzale. Non so
cosa sia successo esattamente. Forse Randazzo ha avuto un colpo
di sonno o ha perso il controllo". L'investitore è descritto dai
colleghi come un uomo rude e portato a comandare sugli altri. Il
ferito è stato dimesso anche se, come lui stesso spiega fuori
dal tribunale, "ho lo sterno e una vertebra fratturata e ci vedo
ancora un pò male".
Gli investigatori hanno sentito le comunicazioni via radio tra
Randazzo e il collega ferito e anche da lì non emergerebbe
nessun dissidio o lite. La scorsa settimana sono stati iscritti
nel registro degli indagati oltre all'investitore anche Antonio
Benvenuti, console della Culmv (la Compagnia unica lavoratori
merci varie) e vertici e membri del Psa. Un atto dovuto per
consentire loro di potere partecipare alla perizia sul mezzo con
loro consulenti. Per il primo potrebbero esserci profili di
omessi controlli sui propri dipendenti. Mentre per i secondi si
potrebbe profilare una omissione dei controlli sullo svolgimento
delle manovre nei piazzali del terminal. Oggi, intanto, si sono
svolti al cimitero di Staglieno i funerali di Macciò.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA