ARENO INOUE, LE TRE SIGNORE DEL
CHIOSCO DI TOKYO (GARZANTI, PP. 153, EURO 16) Dopo il successo
ottenuto in Francia, sbarca in Italia, per Garzanti nella
traduzione di Maria Cristina Gasperini, Le tre signore del
chiosco di Tokyo, bestseller della scrittrice giapponese Areno
Inoue che segue il filone nipponico delle storie gastronomiche
introspettive, elementi cardine dei plot sono ristoranti e
caffetterie aperti per una missione: curare l'anima e deliziare
il palato; maestro di racconti del genere è Toshikazu Kawaguchi,
autore di Finché il caffè è caldo, primo romanzo di una serie
fortunatissima. Protagoniste del libro di Inoue sono Koko,
Matsuko e Ikuko, tre amiche alla guida di una tavola calda nel
centro della città. Il menu prevede crocchette di tofu, noodles
al sugo di pesca, verza saltata e altre prelibatezze come gli
spiedini di vongole fritte che "sono troppo buoni", soprattutto
mangiati caldi e accompagnati con salsa Worcester. Le vongole
fritte sono la specialità di Koko che associa questo piatto a un
evento doloroso della sua vita e cioè il giorno in cui suo
marito l'ha lasciata e le ha confessato di amare un'altra donna.
"Cosa c'è di meglio di un brutto ricordo trasformato in un
successo commerciale?", pensa Koko. Ecco perché questi molluschi
sfrigolanti nell'olio bollente sono diventati il piatto forte.
Altro manicaretto della casa, i cetrioli che Ikuko, oltre a
cucinare marinati, coltiva e usa per dare forma a piccole
sculture, "pianta stuzzicadenti in due cetrioli creando due
cavalli che poi posiziona davanti alle foto del figlio e del
marito". Realizza cavalli con i cetrioli e buoi con la
melanzana, seguendo l'usanza della Festa dei morti. Le statuette
decorano l'altarino buddista del suo appartamento. Al locale
delle tre lady si serve anche il mais gratinato con pancetta e
prosciutto, Matsuko, associa il colore giallo delle pannocchie a
un amore non andato in porto, lui le aveva confessato che era
spaventato perché lei non mangiava il mais. Giallo per Matsuko è
il colore che ha dato forma al suo destino. Ma, al di là del
dolore, la filosofia delle tre cuoche del chiosco di Tokyo è che
una pietanza ben preparata riannoda i fili della memoria,
ricostruisce legami, a volte disvela verità e puntualmente
spazza via ogni lacrima. Lo stile di Inoue plasma poesia,
semplicità e realismo e il romanzo è perfetto per i fan dei
racconti orientali sul cibo.
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