Dieci minuti di applausi hanno
salutato l'8 novembre l'inaugurazione della stagione del Teatro
Massimo di Palermo con "Kasserrequiem". Due opere che gli autori
non poterono mai ascoltare, il Requiem di Mozart, poiché il
salisburghese morì prima di averlo completato, e "Der Kaiser von
Atlantis" di Vicktor Ullmann, che del campo di concentramento di
Theresienstadt era stato trasferito ad Auschwitz. Ma il Massimo
e il suo direttore musicale, Omer Meir Wellber, quest'anno osano
uno spettacolo decisamente problematico, che colpisce al cuore
lo spettatore. Un successo inatteso, forse, ma dovuto.
"Kaiserrequiem" mette in campo tutte le forze del teatro e
mette insieme la musica di Mozart, per scelta di Omer Meir
Wellber, con quella assai più contemporanea di Ullmann. Kaiser
von Atlantis era una denuncia del delirio di onnipotenza di
Hitler, e questo costò la vita di Ullmann, della sua famiglia e
del librettista Peter Kien. La regia di Marco Gandini asseconda
la fantasia di Vicktor Ullmann, fulmini e raggi laser invadono
il teatro, mentre nello schermo sul fondo della scena i volti e
le mani sembrano chiedere pietà e soccorso. Al regista si sono
uniti lo scenografo Gabriele Moreschi che ha mostrato un atrio
dell'infame lager, con il coro su una gradinata, i costumi da
commedia brechtiana di Johann Stehmeir e i video maker di
Virginio Levrio.
"Kaiserrequiem" racconta il passato, tanto quanto ci avverte
per il nostro presente e l'incerto futuro. La Morte è
protagonista, sempre, ma questa volta pure la Morte non riesce a
stare dietro i delitti e le stragi e si ritira. La lezione è che
in ogni momento gli uomini possono commettere stragi e crudeltà.
E qui il presente parla con le note di Ullmann di Mozart. Un
successo per il corpo di ballo, impegnato in scena con le
coreografie di Marco Bellier e Jean Sebastienne Colau.
Applausi convinti per tutto il cast: il baritono Markus
Werba, Karl Huml, il tenore Cameron Becker, Antonio Garés,
Lavinia Bini, Grigory Shkarupa, Julia Rutigliano. Una vera e
propria ovazione del pubblico all'uscita in proscenio del
direttore d'orchestra, Omer Meir Wellber.
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