Piazza Affari si è preparata alla
elezioni statunitensi con una seduta leggermente negativa:
l'indice Ftse Mib ha concluso in ribasso dello 0,20% a 34.472
punti, l'Ftse All share in calo dello 0,15% a quota 36.558.
In questo modo Milano è stata la Borsa di qualche frazione
peggiore, con i mercati azionari del Vecchio continente
generalmente in leggera crescita: il listino migliore è stato
quello di Francoforte, che ha chiuso con un aumento dello 0,5%,
seguito da Parigi positivo dello 0,4%. In crescita dello 0,3%
Amsterdam, con Madrid positivo dello 0,2%. In calo invece dello
0,1% Londra.
In progressivo rafforzamento (+0,4%) l'euro contro il dollaro
a un rapporto di 1,092, mentre lo spread tra Btp e Bund tedeschi
a 10 anni è stato in leggera contrazione a 124 punti base contro
i 126 dell'avvio.
Sul fronte delle materie prime gas in marginale rialzo sul
mercato di Amsterdam con una chiusura in crescita dello 0,4% a
40,4 euro al Megawattora. In leggero rialzo anche il petrolio,
che cerca di raggiungere i 72 dollari al barile.
In questo clima generale, in Piazza Affari ha pesato lo
scivolone di Ferrari, che ha chiuso in calo del 7% a 407 euro
dopo i dati del terzo trimestre dell'anno, con gli analisti che
si attendevano una migliore 'resistenza' del gruppo in questo
momento di mercato difficile per le case automobilistiche.
In ribasso di un punto percentuale Tim, piatta Pirelli, in
aumento del 2,7% la Popolare di Sondrio che ha comunicato la
trimestrale a mercati chiusi. Molto bene Leonardo, in crescita
del 3,7% a quota 22,5.
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